Mattarella congeda il peggior Csm di sempre. Domani l’elezione del nuovo vicepresidente
“A mai più rivederci“. Magari uno si aspettava che Mattarella pronunciasse queste poche ma significative parole nell’accomiatarsi dal vecchio Csm, il peggiore di sempre. Quello, per intenderci, sopravvissuto ai libri-denuncia di Sallusti e Palamara sullo strapotere delle correnti nell’assegnazione degli incarichi direttivi nei tribunali e nelle procure. Roba da far impallidire la vecchia Rai della partitocrazia, dove per assumerne uno bravo bisogna prima infornare “un democristiano, un socialista e uno comunista“. Ma non è andata così. Il ruolo e il luogo (il Quirinale) hanno infatti costretto Mattarella a non discostarsi dai consueti toni istituzionali nel “benedire” il passaggio di consegne tra il vecchio e il nuovo Consiglio.
Archiviato il Csm del “caso-Palamara”
«È stata una consiliatura complessa, segnata da gravi episodi che l’hanno colpita – ha ricordato il presidente -. Ciò nonostante, grazie al contributo dei suoi componenti, il Csm ha cercato di superare le profonde tensioni prodotte da quelle vicende, per assicurare il corretto funzionamento degli uffici giudiziari». Avrebbe potuto dire qualcosa di diverso? Probabilmente, no. La mezza rampogna, in ogni caso, vale per il Consiglio che se ne va e costituisce un monito per quello che gli subentra e che domani voterà il proprio vicepresidente, che poi è quello che lo presiede di fatto.
Il centrodestra non ha ancora ufficializzato nomi
Le grandi manovre sono già in corso, e di certo le polemiche sulle intercettazioni di queste ore non aiutano a trovare un accordo complessivo. Il centrodestra non ha ancora deciso su chi puntare. I nominativi più gettonati in queste ore sono quelli di Daniela Bianchini, avvocato e docente alla Lumsa, indicata da FdI, e l’avvocato Fabio Pinelli, eletto in quota Lega. Entrambi possono contare sui voti dei sette laici espressione della maggioranza di governo, cui potrebbe aggiungersi quello del renziano Ernesto Carbone. Sette sono anche, sul fronte dei togati del Csm, i voti di Magistratura Indipendente, la corrente più moderata. Sommandoli, comprendendo anche Carbone, si arriverebbe a 15.
Nel Csm destra e sinistra valgono solo per i “laici”
Ma nei primi due scrutini il quorum richiesto è fissato a 17. Circostanza che rende indispensabili almeno la metà dei quattro rappresentanti di Unicost, il raggruppamento centrista dei magistrati. A costoro guarda anche il professore (in pensione) Roberto Romboli, il laico eletto in quota Pd. Su di lui potrebbero convergere sia il grillino Michele Papa sia i togati di Area e Magistratura democratica. Insieme totalizzerebbero 10 voti, ben al di sotto della soglia necessaria all’elezione. Ma nessun gioco è fatto: nel Csm le divisioni destra-sinistra valgono solo per i laici e non anche per i togati. Meglio non dimenticarlo.