Ddl pro vita, Menia: «Riconoscere la soggettività dell’embrione». Rabbia Pd: «Attacco all’aborto»

18 Gen 2023 19:36 - di Michele Pezza
Menia

Reca la firma di Roberto Menia, senatore di FdI, e come quello di Maurizio Gasparri anche questo ddl si prefigge come scopo finale di «dichiarare che la soggettività giuridica ha origine dal concepimento e non dalla nascita». Per farlo c’è bisogno di modificare il primo articolo del codice civile in materia di riconoscimento della capacità giuridica ad ogni essere umano. «Si tratta di riconoscere anche nell’ambito giuridico – spiega Menia – che embrione, feto, neonato, bambino, ragazzo, adolescente, giovane, adulto, anziano, vecchio sono diversi nomi con cui si indica una identica realtà, un identico soggetto, la stessa persona».

Dopo il ddl Gasparri arriva il testo di Menia

Ciò acclarato,  non si può non sottolineare come la «vita umana prenatale» sia sottoposta «a rischi di varia natura». Ragion per cui, secondo il proponente, «urge una completa disciplina dell’intervento manipolatore dell’uomo nell’ambito della genetica». In proposito Menia cita lo “statuto giuridico dell’embrione umano“, richiesto anche dal Parlamento europeo nelle due risoluzioni del 16 marzo 1989 sui problemi etici e giuridici della ingegneria genetica e della procreazione artificiale umana. E qui entra in scena l’aborto. In questo caso, il parlamentare di FdI ricorda la sentenza n. 25 del 1975 della Corte costituzionale, secondo cui «anche il concepito è titolare del diritto alla vita, garantito dall’articolo 2 della Costituzione».

E la dem Valente attacca Meloni

E se questo è vero, si chiede Menia, «come si fa a escluderne la soggettività giuridica?». Una questione, come si vede, estremamente complessa. Che però il Pd preferisce accogliere con l’anatema piuttosto che attraverso il ragionamento. Commentando l’iniziativa parlamentare di Menia, infatti, la senatrice Valeria Valente non ha esitato a denunciare il solito «attacco alle libertà e ai diritti». L’esponente dem ha mandato il conto direttamente a Palazzo Chigi. «La premier Meloni – ha concluso – aveva promesso di non mettere mano alla legge 194, ma non serve. Basterebbe approvare un di questi ddl per svuotarla e renderla un orpello».

 

 

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