Dai soviet al “modello Lula” la sinistra copia sempre. E quella di Schlein non fa eccezione

31 Gen 2023 12:42 - di Valerio Falerni
Schlein

Mai come in questa fase congressuale il Pd è sembrato una mucca pazza. Infatti non si muove, si agita. E sussulta più che esporsi, come se rispondesse a scatti inconsulti piuttosto che a idee ordinate e ben coordinate. La sua crisi, tuttavia, non riguarda la sola sinistra ma l’intero arco politico. Il Pd è stato a lungo il perno del sistema, come dimostrano i dieci anni passati al governo senza aver vinto una sola elezione. In più, è il partito che esprime il presidente Mattarella. Tutto questo impone uno sforzo di comprensione delle sue dinamiche e delle sue contraddizioni. A cominciare da quella che trova i vecchi dinosauri” attorno ad Elly Schlein.

Il Pd e la deriva brasiliana

Con la sedicente paladina del rinnovamento troviamo, infatti, non solo Franceschini, ma anche Zingaretti e persino una vecchia gloria comunista come Ugo Sposetti. Un uomo di apparato che tutti avrebbero iscritto d’ufficio alla fazione di Stefano Bonaccini, espressione a sua volta della antica “ditta“, per dirla alla Bersani. Invece, no: l’ex-tesoriere del Pds è con Schlein. Perché, ha spiegato all’Espresso, «al punto in cui siamo è meglio partire da zero». Un endorsement non casuale, ma spia di una progetto politico. Quale? Stefano Folli, notista politico di Repubblica, lo ha sintetizzato come “modello Lula“, dal nome del presidente del Brasile che ha sconfitto Bolsonaro.

“Dinosauri” per Schlein

Un caravanserraglio che andrebbe da Landini al cardinale Zuppi, passando per la comunità di Sant’Egidio, Articolo 1, e i settori della Cei più sensibili ai temi dei migranti. Una sinistra dal marcato tratto latino-americano. Sarebbe un dejà-vu per il Papa argentino, ma un inedito assoluto nella storia italiana. Riuscisse ad imporsi, il “modello Lula” sarebbe uno smacco per i riformisti del Pd. Un dato appare infatti certo: le correnti si sono troppo distanziate per immaginare una miracolosa ricomposizione post-congressuale. Tra il partito basato sul binomio territorio-amministratori, che guarda a Bonaccini, e il movimentismo del “modello Lula”, che si riconosce nella Schlein, c’è un abisso. E difficilmente la parte soccombente congresso si siederà sulla sponda del fiume in attesa di veder passare il cadavere del vincitore.

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