Autonomia regionale: da Meloni nessuno stop, solo l’impegno a non lasciare nessuno indietro
I giornaloni non hanno perso tempo a decifrare le parole («no a italiani di serie A e di serie B») pronunciate ieri da Giorgia Meloni come un altolà intimato all’autonomia differenziata. In realtà, non è così. Innanzitutto, la premier parlava a 5000 sindaci accorsi a Roma per l’evento Polis organizzato da Poste Italiane. Erano i Primi cittadini dei piccoli Comuni, quelli che maggiormente risentono della rarefazione dei servizi, della penuria di risorse e della scarsezza di personale. In pratica, sono i più esposti nella trincea dell’amministrazione pubblica. Era soprattutto a loro che si riferiva la Meloni quando tratteggiava un’Italia senza differenze territoriali, con servizi uniformi e con diritti e doveri uguali per tutti. Questo non vuol dire che nel retropensiero della premier non fosse presente l’obiettivo dell’autonomia rafforzata. Tutt’altro.
La Meloni: «No a italiani di serie A e di serie B»
Ma non per imporvi uno stop, bensì per mettere in guardia circa i tanti rischi che un approccio al tema eccessivamente disinvolto e precipitoso potrebbe comportare. Tanto più che la sinistra non aspetta altro, sebbene sul progetto del regionalismo rafforzato abbondino le sue impronte digitali. Sicuro: l’autonomia è già nella Costituzione. E ci sta perché nel 2001 la sinistra riformò il Titolo V prevedendo all’articolo 116 la possibilità per le Regioni di chiedere nuove competenze. Esattamente quel stanno facendo Lombardia, Veneto e – udite udite! – l’Emilia Romagna del compagno Stefano Bonaccini, probabile futuro leader del Pd.
Sinistra smemorata
Fu lui, nel 2018, a siglare le relative pre-intese con un premier – guarda caso – pure lui di sinistra: Paolo Gentiloni. Allora nessuno fiatò. Nessuno imprecò contro l’Italia diseguale, nessuno si ricordò dell’unità nazionale. Oggi invece che il dossier sull’autonomia regionale è nelle mani del centrodestra, la memoria è magicamente ritornata a tutti. Ragione per cui ha fatto non bene, ma benissimo la Meloni a sottolineare la necessità di tenere ben saldo il Paese. Non è stato, dunque, il suo, un calcio nel sedere dell’autonomia, ma un modo per ricordare agli impazienti di oggi e agli smemorati di ieri che con l’unità nazionale e con l’uguaglianza tra cittadini e territori è vietato scherzare.