Sport in Costituzione, via libera del Senato. La soddisfazione di FdI: «Settore fondamentale»

14 Dic 2022 7:48 - di Redazione
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Primo via libera del Senato al disegno di legge costituzionale, presentato da Fratelli d’Italia, che inserisce lo sport in Costituzione. L’assemblea di Palazzo Madama lo ha approvato con 145 ““, 4 astenuti (Alleanza Verdi-Sinistra) e nessun voto contrario. Soddisfazione è stata espressa al termine della votazione dal capogruppo meloniano in commissione Sport e Cultura del Senato Paolo Marcheschi. «Fratelli d’Italia – ha rivendicato il senatore – ha voluto, con forza, presentare questa legge di modifica costituzionale e vede questo provvedimento come punto di partenza e non di arrivo. Crediamo che il ministro Abodi confermerà la centralità a questo settore.

Marcheschi: «Lo sport rappresenta il 4% del Pil»

«Per noi – ha proseguito Marcheschi – le attività sportive non sono solo sinonimo di agonismo, ma anche di benessere psicofisico. Lo sport rappresenta il 4 per cento del Pil, ma ha avuto briciole dal Pnrr. Per questo le attività sportive dovranno essere trattate insieme agli altri ministeri con portafoglio. Lo sport – ha ricordato il parlamentare di FdIinfatti è cultura, è sociale, è educazione, è comunità. Lo sport per noi è la base di principi sani, di integrazione, spirito di gruppo e solidarietà». Marcheschi si è quindi soffermato «su quei milioni di volontari e amatori che rendono orgoglioso il nostro Paese».

Occorrono ancora tre passaggi parlamentari

In effetti, in Italia si contano circa 100mila società dilettantistiche di cui nessuno parla. «È a loro che va il nostro sincero grazie e il voto positivo di FdI a questa proposta di legge – ha concluso l’esponente di FdI -. Diamo onore a quei volontari che, nell’ombra, contribuiscono a far sognare milioni di persone». Trattandosi di un disegno di legge di modifica costituzionale, il testo ora approvato dal Senato dovrà essere sottoposto al ulteriori tre passaggi parlamentari (un altro al Senato e due alla Camera) con un intervallo, recita l’articolo 138 della Costituzione, «non inferiore a tre mesi». Inoltre, nella seconda votazione, ciascuna Camera è tenuta ad approvare il medesimo testo a maggioranza assoluta dei propri componenti. Visti i numeri odierni, è il caso di dire che non ci saranno problemi.

 

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