Massacrato davanti a un pub a Londra: Marco Pannone, 25 anni, lotta tra la vita e la morte

6 Dic 2022 11:18 - di Carlo Marini
Marco Pannone

Aggredito fuori da un pub di Londra. Massacrato a cazzotti e lasciato per terra sul retro del locale. È il dramma di Marco Pannone, 25 anni, originario di Fondi in provincia di Latina, che sta lottando tra la vita e la morte nel reparto di terapia intensiva del King’s College Hospital dove è stato ricoverato e operato d’urgenza con l’asportazione di una parte della calotta cranica nel disperato tentativo di salvarlo.

Tutto è accaduto nella notte tra venerdì e sabato a Brixton, quartiere nella zona sud ovest della City, ma la dinamica ancora non è stata chiarita. La famiglia di Marco, che vive a Londra da 6 anni, è stata avvisata sabato mattina, su Facebook da un amico del ragazzo, riferisce il quotidiano Leggo, un messaggio scioccante arrivato sul profilo della sorella maggiore dove si diceva solamente che Marco era stato aggredito, che era stato portato in ospedale e stava molto male.

Marco Pannone è originario di Fondi e viva a Londra da 6 anni

Dalle autorità londinesi nessun avviso, neanche al Consolato italiano che è venuto a conoscenza di quanto accaduto solo dopo i tentativi di chiarimento arrivati dai genitori che avevano provato ad trovare conferma di quanto accaduto al loro figlio attraverso le fonti ufficiali. E, a distanza di diversi giorni da quel pestaggio, non è ancora chiaro cosa sia accaduto fuori da quel locale di Brixton. Marco si era trasferito a Londra circa 6 anni fa lavorando come barman in hotel, bar e pub senza mai avere problemi.  ”È tornato per qualche tempo in Italia solo quando è entrata in vigore la Brexit per sistemare tutti i documenti necessari – ha spiegato lo zio a Leggo – Ha lavorato come barman in hotel, bar e pub senza mai avere problemi”. Ora si dovrà cercare di capire cosa sia accaduto quella notte e fare luce sull’intera vicenda.

I parenti: “Ci hanno abbandonati a Londra senza informazioni”

Il primo a partire per l’Inghilterra è stato uno zio, chef nella Capitale. “Appena atterrato sono andato in ospedale – racconta a Leggo Massimiliano con la voce rotta dal pianto -. Una dottoressa gentile mi ha spiegato che le condizioni di Marco sono molto gravi. Che è arrivato in condizioni disperate e hanno dovuto asportare una parte di calotta cranica per cercare di ridurre la pressione e salvargli la vita”. Ma qui finiscono le informazioni. Zio e genitori arrivati ieri a Londra non riescono più ad avere notizie: “al Consolato – riferisce ancora lo zio – non sapevano nulla li ho informati io e l’agente che si occupa del caso è andato in ferie, mi ha lasciato la mail di un collega e il numero di registrazione del crimine”. E ancora: “Perché nessuno ci aiuta? Siamo stati completamente abbandonati anche dalle istituzioni italiane. Abbiamo chiesto aiuto al Consolato, anche un interprete perché non parliamo la lingua. Hanno preso i nostri dati e poi mi hanno mandato una mail dicendo che non avevano personale disponibile e quindi di rivolgerci alla polizia inglese”.

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