Migranti, la Francia blinda la Manica. E meno male che i «disumani» siamo noi

14 Nov 2022 19:29 - di Giacomo Fabi
Francia

Diciamola tutta: una crisi come quella in corso tra Italia e Francia sui migranti non può reggere su motivazioni tanto impalpabili. Come quella secondo cui qualcuno nel governo l’avrebbe fatta fuori dal vaso una volta appreso del disco verde dato da Macron alla Ocean Viking. Toni eccessivamente trionfalistici che avrebbero creato imbarazzi ai nostri vicini. Fosse davvero così, dovremo rivedere il nostro concetto di diplomazia. E sì, perché di solito situazioni del genere non sfuggono di mano, a meno che non si voglia che sfuggano di mano salvo poi addossarne le colpe a chi neppure immaginava avrebbe innescato un’escalation. Tanto più che i tratti salienti sono della vicenda sono altri. Sappiamo infatti che ad otto ore dall’annuncio di Macron, Giorgia Meloni ha diffuso una nota di ringraziamento al presidente francese.

L’escalation della Francia contro l’Italia è immotivato

E che per tutta risposta la Francia ha schierato 500 gendarmi sul confine di Ventimiglia, ha annunciato la propria indisponibilità a dare seguito agli accordi con l’Italia circa il ricollocamento dei migranti ed ha esortato la Germania a fare altrettanto. E meno male che solo un anno fa Roma e Parigi si erano rinsaldate nel Trattato del Quirinale sottoscritto in pompa magna da Draghi e lo stesso Macron sotto lo sguardo benedicente di Mattarella. Visto oggi, quello stesso accordo appare niente più che uno chiffon de papier, un semplice pezzo di carta. Più degli impegni là sottoscritti valgono infatti le questioni di politica interna, in nome delle quali la Francia non ha esitato a mettere a repentaglio il rapporto con l’Italia.

È derby internazionale destra contro sinistra

E che vi sia una matrice tutta politica dietro l’escalation d’Oltralpe lo conferma l’atteggiamento della Germania, passata da un’iniziale equidistanza alla benedizione delle Ong attraverso il suo ambasciatore a Roma. E quello della Spagna che si è appiattita su Parigi rifiutandosi di sottoscrivere con Italia, Grecia, Malta e Cipro la dichiarazione di insoddisfazione sui ricollocamenti in Europa. Una decisione che stupisce dal momento che, al pari delle nazioni firmatarie, anche le coste spagnole sono spesso e volentieri prese d’assalto dalle Ong. Ciò nonostante, il premier Pedro Sanchez si è schierato con Macron e con Olaf Scholz. Morale: il segno politico dei governi conta più dell’interesse nazionale.

Parigi predica bene e razzola male

Quelli che contano zero sono invece i migranti, la cui disperazione è utile solo per regolare conti vecchi e nuovi tra gli Stati. Lo dimostra proprio la Francia, che accusa noi di «disumanità» salvo poi blindare, in queste stesse ore, il Canale della Manica attrverso un accordo con la Gran Bretagna. Di là non si passa. E chi azzardasse a farlo, lo fa a proprio rischio e pericolo. Come è capitato a 27 migranti che l’anno scorso furono lasciati affogare davanti alle coste di Dunkerque  senza che nessuno muovesse un dito: i francesi credevano toccasse agli inglesi e viceversa. Risultato: tutti morti nel più tragico naufragio nella Manica degli ultimi 30 anni. Succede, purtroppo, quando chi predica bene poi razzola male.

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