Migranti, Calenda: «Non difendo Meloni ma l’Italia. La Francia? Ha sbagliato, atto inqualificabile»

12 Nov 2022 10:31 - di Giorgia Castelli
Calenda

«Io non difendo Meloni, di cui ero e resto un oppositore. Io difendo l’Italia». Lo dice Carlo Calenda intervistato da Repubblica, criticando la Francia sulla questione dei migranti. Il leader di Azione ci tiene a sottolineare: «E non ho nessun imbarazzo a dire, peraltro da presidente di un partito che in Europa sta nel gruppo di Macron, che la reazione del governo francese sulla questione Ocean Viking è oltremisura, fatta per parlare più a Le Pen e Zemmour, ovvero ai loro sovranisti, che a noi».

Calenda critica anche il Viminale

Calenda critica nello stesso tempo anche il Viminale. «Intanto – continua – diciamo che la gestione Piantedosi su sbarchi e ong è il remake di quel che fece Salvini, una sceneggiata sulla pelle dei naufraghi. Inaccettabile. Poi però c’è il resto».

Le critiche alla Francia: «Un atto inqualificabile e ingiustificabile»

Cioè la critica a Macron, gli dice Repubblica.
«In patria – risponde il leader di Azione – ha subito attacchi per aver accettato di accogliere i migranti approdati da noi, quindi ha pensato di trasformare un’incomprensione in una crisi con l’Italia. Mandando 500 gendarmi a Ventimiglia e chiedendo il blocco delle ricollocazioni. Un atto inqualificabile e ingiustificabile».

«La Francia ha sbagliato»

E quando gli quotidiano gli chiede: “Per lei Meloni non ha responsabilità, ma il resto dell’opposizione pensa il contrario”, Calenda risponde: «Le hanno Piantedosi e Salvini, non Meloni. Ed è un errore usare un Paese straniero per attaccare il proprio governo. La Francia ha sbagliato e sarebbe bene che lo riconoscessero tutti. Ma davvero si pensa che possano insegnarci come gestire i confini? Ma se sono più rigidi di noi». Il governo non avrebbe dovuto prestare più attenzione? «Certo – conclude – ma dev’essere reciproca. È una relazione fondamentale per bilanciare Berlino e i nordici e per la revisione del Patto di stabilità. Se tutti stessero più zitti sarebbe meglio».

 

 

 

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