Terrorismo islamico, chiesta la conferma della condanna per Giulio Lolli: aiutò le milizie libiche

6 Ott 2022 20:03 - di Silvio Leoni

La conferma della condanna a 9 anni emessa lo scorso febbraio dalla prima corte d’assise della Capitale nei confronti di Giulio Lolli, l’ex-imprenditore bolognese 56enne estradato dalla Libia nel dicembre del 2019 e accusato dalla Procura capitolina di associazione a delinquere finalizzata al terrorismo internazionale e traffico di armi è stata chiesta oggi dal sostituto procuratore generale della Corte di Appello di Roma Francesco Mollace.

Secondo gli inquirenti, Lolli aveva un “ruolo direttivo” nell’organizzazione terroristica di matrice islamica Majlis ShuraThuwar Benghazi in cui militava in Libia quale “Comandante delle forze rivoluzionarie della marina di Tripoli” e aveva messo a disposizione due barche “destinandole al traffico di armi”.

In particolare, secondo l’accusa, “al fine di favorire l’azione dell’associazione Majlis Sura Thuwar Bengasi, attraverso l’utilizzo della barca Mephisto nella sua disponibilità, e dell’equipaggio”, Lolli “raccoglieva e introduceva nello Stato, deteneva e cedeva a terzi armi da guerra destinate al rifornimento di unità combattenti della prima linea d’assalto: quali armi portatili, munizionamento, granate, bombe, mine, lanciarazzi anticarro, antipersonale, missili anticarro e materiale accessorio da guerra, convenzionale e anticonvenzionale”.

Prima di essere estradato in Italia, Lolli era detenuto dal 17 dicembre 2017 nel carcere libico di Mitiga con l’accusa di terrorismo per la collaborazione fornita al gruppo armato.

Dalle indagini del Ros era emerso che, “da Misurata, Lolli si occupava di garantire alle milizie di Majlis Sura Thuwar Benghazi a Bengasi i rifornimenti di armi, approvvigionamenti che, via mare (non essendo sicuro il trasporto via terra), dovevano giungere da Misurata”.

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