“Difficile che Andrea Tombolini non uccida ancora”. Il killer di Assago “fomentato” dal calciatore
Se Andrea Tombolini tornerà libero ucciderà ancora. È difficile che quel raptus del killer di Assago resti un caso isolato. È quanto trapela dalla convalida dell’arresto del 46emme che giovedì ha ucciso un uomo e ferito altre 4 persone. “Il carattere brutale ed efferato delle aggressioni e lo sproporzionato livello di violenza fanno emergere una personalità priva di freni inibitori, capace di manifestazioni di incontrollabile e brutale violenza. A ciò deve aggiungersi la considerazione che si è trattato di un raptus improvviso, di cui si ignorano ancora con precisione le cause”. E’ uno dei passaggi dell’ordinanza con cui il gip di Milano Patrizia Nobile ha convalidato l’arresto e disposto la custodia cautelare nel reparto psichiatrico dell’ospedale San Paolo – con tanto di presidio per evitare le fughe – per Andrea Tombolini accusato di omicidio e di duplice tentato omicidio.
“Pur non essendovi traccia documentale di una storia psichiatrica dell’indagato, difficilmente una furia omicida di tale portata può essersi scatenata all’improvviso, senza alcuna avvisaglia di un qualche cambiamento dei processi cognitivi ed emotivi; e, soprattutto, altrettanto difficilmente può restare un episodio isolato, sia nel caso in cui sia dovuta ad un qualche scompenso psicotico, che a un qualche processo cognitivo o emotivo che non ne abbia inficiato la coscienza e volontà” conclude il gip Nobile.
Andrea Tombolini sulla tentata strage ad Assago: “Ho visto il calciatore e ho provato invidia”
“Quando ho visto che tra i clienti vi era un calciatore del Milan (il riferimento è al calciatore del Monza Pablo Marì, ndr), ho provato invidia, perché lui stava bene e io male. L’ho colpito quindi con un coltello che avevo in mano e potevo fermarmi lì, invece non so cosa mi è preso e ho cominciato a colpire anche altre persone”. Sono le parole che Andrea Tombolini ha messo a verbale nell’interrogatorio di convalida davanti al giudice di Milano Patrizia Nobile. L’uomo deve rispondere di omicidio e di due tentati omicidi dopo l’assalto all’ipermercato Carrefour di Assago.
Parole che potrebbero anche ricostruire la sequenza della “furia omicida” del 46enne sottoposto alla misura cautelare nel reparto psichiatrico dell’ospedale San Paolo – con tanto di presidio per evitare le fughe – che ha lasciato tra gli scaffati del supermercato una vittima e cinque feriti, due talmente gravi da far configurare il reato di tentato omicidio.
Nessun dubbio, dunque, che la morte di Luis Fernando Ruggieri e il ferimento di due uomini “siano dovuti all’azione volontaria e violenta dell’indagato, che ne voleva la morte”.
“Pesano anche gli anni di dipendenza dalla droga”
Per il gip “nell’attesa di un auspicabile accertamento tecnico sull’imputabilità dell’indagato, gli elementi appena evidenziati inducono a ritenere particolarmente elevato il pericolo di recidivanza” e per questo Tombolini deve restare nel reparto di psichiatrica dell’ospedale San Paolo, sotto custodia cautelare. Pur non essendoci traccia documentale di una storia psichiatrica dell’indagato, il giudice ripercorre alcuni avvenimenti: da un passato di dipendenza da droghe all’intervento chirurgico per un’ernia al disco del 10 agosto scorso, quindi “Da due settimane avrebbe iniziato a non parlare più e a minacciare il suicidio”.