Tocci (Iai) stronca la “Via della Seta” di Conte: «Meloni ha ragione, non giova agli interessi nazionali»
Nessun vantaggio economico e una pesante eredità: i rischi connessi alla necessità di metterlo in discussione. Nathalie Tocci, direttrice dell’Istituto Affari Internazionali (Iai), boccia il memorandum sulla Via della Seta, siglato dall’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte, perché, spiega, «dal punto di vista dell’interesse nazionale non è un’opportunità e continuerà a non esserlo». Una riflessione scaturita da una recente intervista di Giorgia Meloni ai media di Taiwan, nella quale la leader di FdI ha definito «un grosso errore» l’adesione all’iniziativa “Belt and Road”. Un giudizio che Tocci mostra di condividere.
Sulla Via della seta parlano i dati economici: «L’Italia non ha avuto vantaggi»
Anche eliminando dalla discussione sul memorandum il piano «ideologico e politico», e basando il giudizio solo su termini economici «nudi e crudi», ha sottolineato la direttrice dell’Iai, in un’intervista all’Adnkronos, «l’Italia non ha avuto tutto questi vantaggi economici». Per questo motivo, ha aggiunto, «credo sia giusto metterlo in discussione». Ma «il tema ora è come fare un passo indietro senza fare troppi danni». Il rischio, infatti, per Tocci, è che se l’Italia dovesse agire da sola si potrebbe esporre a qualche forma di ritorsione da parte di Pechino.
Tocci: «Ora il problema è fare un passo indietro senza troppi danni»
Meglio sarebbe, dunque, «assicurarci il sostegno dell’Unione», che in questa fase deve a sua volta cercare di «riorientare» i rapporti economici con la Cina tenendo comunque a mente che le difficoltà connesse all’idea di «pensare a una crescita economica che prescinda dalla Cina». In ogni caso, ha aggiunto l’analista, per un «maggiore equilibrio» nel negoziato è il blocco europeo che dovrà negoziare con il colosso asiatico e non i singoli Paesi, che «rischiano di essere mangiati a colazione». Andare in ordine sparso, secondo Tocci, rischia solo di fare gli interessi della Cina, mentre per quanto riguarda il confronto in corso tra sistemi politici, autocrazia da una parte e democrazia dall’altra, «nell’intavolare rapporti con sistemi autoritari, come insegna il caso Ucraina, bisogna trovare un equilibrio tra economia e sicurezza».
L’Italia e la questione Taiwan: «Non si può stare al balcone»
Tocci ritiene inoltre che il nuovo governo italiano non potrà fare a meno di occuparsi di quanto sta accadendo a Taiwan, dove il confronto militare «per certi versi diventa sempre meno improbabile». La direttrice dello Iai ha quindi sottolineato che l’ambizione cinese di riunificazione con Taiwan si sta scontrando con la sempre più netta posizione americana che ha promesso una «risposta» a un’eventuale aggressione cinese. «La guerra in Ucraina dimostra che nei conflitti non si può stare a guardare dal balcone, inevitabilmente verremmo coinvolti. Questo non significa – ha chiarito – che dovremmo inviare truppe, ma qualora dovesse esserci qualcosa a Taiwan, saremmo chiamati a fare la nostra parte».