Niente cellulari in classe per studenti e prof: fa discutere la proposta di una preside di Bologna
Fa discutere la proposta della responsabile generale delle ‘Scuole Malpighi’ di Bologna, Elena Ugolini. Che ha deciso il ritiro dei cellulari agli studenti e ai professori all’ingresso della scuola. Per poi riconsegnarli al termine delle lezioni. Niente di scandaloso, dice. “Così aiutiamo i ragazzi all’osservanza di una norma scritta nei regolamenti di tutte le scuole. Ma che nessuno rispetta“.
A Bologna il liceo Malpighi vieta l’uso dei cellulari in classe
Effettivamente, non c’è niente di nuovo nel divieto dei cellulari a scuola. Per favorire la socializzazione e la concentrazione. Anche per scoraggiare l’utilizzo improprio e la diffusione di video e riprese sui social. Pratica molto diffusa tra gli studenti. Gli studenti del Malpighi non l’hanno presa benissimo. Soprattutto i ragazzi di quarta e quinta liceo. Che avrebbero preferito essere coinvolti, magari per trovare una “via di mezzo”.
Che cosa dice la legge
Può farlo? Il dibattito sul ‘sequestro’ dei cellulari è aperto Il presidente dell’associazione nazionali presidi di Roma, Mario Rusconi, ricorda che nell’autonomia degli istituti rientra anche l’utilizzo di smarphone e tablet. “Ogni istituto redige ed attua un regolamento interno. Condiviso tra il preside, i docenti, le famiglie e gli alunni. Tra le altre cose – spiega – viene pure regolamentato l’utilizzo o meno dei device dentro l’edificio scolastico. E per l’intera durata della permanenza in esso sia da parte degli studenti, sia da parte di insegnanti”. Tuttavia – aggiunge Rusconi – la scuola può anche prevedere che i dispositivi possano essere utilizzati dagli studenti su espressa autorizzazione degli insegnanti. “Nel caso servano per lo svolgimento didattico o per chiamate urgenti ai familiari”.
Rusconi: ogni istituto può decidere
Meno opportuno il ritiro ai professori. “Troppo restrittivo”, secondo il preside romano. Anche se resta comunque inteso che “i docenti debbano mantenere un atteggiamento consono con i device. Utilizzandoli soltanto ed espressamente per attività didattiche durante le lezioni. O per eventuali necessità individuali o di qualche alunno”.
Anche a Montepulciano cellulari e tablet interdetti
Dopo Bologna altre scuole hanno seguito l’esempio. A Montepulciano, in provincia di Siena, una circolare dei Licei Poliziani vieta agli alunni di utilizzare il telefono cellulare o altri dispositivi elettronici durante lo svolgimento delle attività didattiche. Gli studenti dovranno depositare all’inizio delle lezioni in un apposito contenitore il cellulare spento. Che verrà consegnato all’intervallo e in qualunque momento il docente ritenga sia utile per attività didattica o scolastica.
L’uso improprio dello smartphone è un reato
La circolare scolastica spiega che “l’uso improprio del cellulare, ad esempio per riprese o foto non autorizzate dai diretti interessati, e la loro eventuale pubblicazione in rete, oltre che essere oggetto di provvedimenti disciplinari, può costituire reato per violazione della privacy. Ed essere soggetto a possibili denunce presso l’autorità giudiziaria”. La circolare precisa che il divieto vale anche per gli insegnanti. “In considerazione della necessità di assicurare, all’interno della comunità scolastica, le migliori condizioni per lo svolgimento sereno ed efficace delle attività didattiche. Unitamente all’esigenza educativa di offrire agli studenti un modello di riferimento esemplare da parte degli adulti”.
Il mondo della scuola si divide
Il mondo della scuola si divide, anche se la giurisprudenza sulla delicata materia è abbastanza chiara. In nessun istituto scolastico italiano è permesso utilizzare lo smartphone in classe. Scende in campo anche l’ex ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, che fu la prima tra le polemiche ad allargare le maglie. Consentendo l’utilizzo dei cell tra i banchi per ragion didattiche. Ora ricorda che sono i docenti, insieme ai presidi, a decidere quali sono gli strumenti più adatti all’insegnamento. “E se si ritiene che i cellulari personali non sono tra questi credo sia giusto che rimangano fuori dalla classe”.