Nemici più di prima. Da Conte “no” a patti col Pd: «Le offerte last minute non ci riguardano»

5 Set 2022 11:48 - di Francesca De Ambra
Conte

Curzio Maltese, dalle colonne di Domani, li rappresenta come «uccellini sullo stesso ramo» mentre sul Foglio un Giuliano Ferrara ormai tornato a sinistra augura a Conte, Calenda e Letta «un futuro decente di battaglie comuni». Ma è facile solo a dirsi. Almeno a sentire Giuseppi, che proprio oggi, dai microfono di Radio Capital, ha declinato l’offerta di un’alleanza post-voto lanciatagli dal Pd. «Noi – ha replicato Conte – siamo intransigenti, portiamo in alto l’asticella, i cartelli elettorali last minute non ci interessano». E spiega: «Il Pd ha sacrificato l’agenda progressista del Conte-bis, sull’altare dell’agenda Draghi che neanche esiste».

Così Conte a Radio Capital

Un colpo niente male alla confusa strategia di Letta, che pretenderebbe di rattoppare dopo il voto quel che non è riuscito a legare prima. Tant’è: l’ostinazione a intestarsi la fantomatica agenda-Draghi, come se davvero gli italiani si strappassero i capelli per il premier, ha fatto deragliare il segretario dem dalla sua iniziale intuizione di “campo largo“. Se si escludono +Europa (quasi insondabili) e i rosso-verdi del duo Fratoianni-Bonelli (che s’arrabattano intorno alla fatidica soglia del tre per cento), il Pd ha fatto il deserto attorno a sé. E ora è insidiato al centro dal terzo polo di Calenda e Renzi e a sinistra dal M5S di Conte.

Letta insidiato a sinistra

Va da sé che è proprio quest’ultimo a preoccupare maggiormente il partito del Nazareno. Innanzitutto perché la sua agenda è dichiaratamente progressista e poi perché entrambi vogliono contendersi l’egemonia su quel segmento elettorale. E se il fermo-immagine dei sondaggi dà il Pd in vantaggio, la tendenza indica il M5S in risalita. In tale contesto, quindi, il “no” opposto dal capo grillino ad un’intesa post-elettorale ha il chiaro sapore di una sfida destinata a scompaginare in profondità il campo della sinistra. Ed è probabile che mentre Letta vi giunga zavorrato dallo stigma dello sconfitto,  Conte vi arrivi con l’allure di chi ha appena superato la prova della vita.

 

 

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