Modena volta pagina, crolla la roccaforte della sinistra: non era mai successo dal 1946
Quella che si è appena chiusa è stata davvero una tornata elettorale travolgente. E nel caso del Pd nella storica roccaforte dell’Emilia Romagna, nel senso propriamente letterale del termine. Nella regione notoriamente presidiata dai dem, infatti, la coalizione di centrodestra si è imposta nella stragrande maggioranza dei seggi. E, in particolare, alla Camera la candidata di Fdi Daniela Dondi ha sconfitto con il 37,4% dei consensi l’attivista italo-ivoriano, candidato nella lista di Europa Verde-Sinistra, Aboubakar Soumahoro, in lizza nel collegio uninominale Emilia-Romagna-Modena per il centrosinistra. Nello stesso collegio era candidata anche la deputata pentastellata Stefania Ascari, che si è fermata all’11,05%.
Elezioni, a Modena la rossa vince Fdi: crolla il fortino del Pd
Una storica resa, quella di Modena la rossa. Come riferisce non a caso la Repubblica in edicola oggi, che alla vicenda dedica una intera pagina e scrive: «Non era mai successo dal 1946. Il collegio di Modena alla Camera, da sempre di sinistra, ha scelto la candidata di Fratelli d’Italia, Daniela Dondi». L’esponente di Fdi, «che tiene molto al suo titolo di avvocato («il femminile non mi appartiene», ha dichiarato), ha avuto il 37,44% dei voti, 3.649 in più del suo sfidante, il sindacalista Aboubakar Soumahoro, simbolo della lotta dei braccianti del Sud. Con due assi nella manica: «Sono del segno del Capricorno, come Giorgia Meloni – ha detto – e soprattutto sono modenese, figlia di modenesi. Conosco il territorio».
L’affermazione netta della candidata di Fdi a Modena con il 37,4% dei voti
Un risultato dalla forte carica simbolica, quello conseguito dalla candidata di Fdi, che eleva all’ennesima potenza il suo significato politico se consideriamo che il collegio non è più formato solo dalla città e dalla provincia, fino a qualche giorno fa ai seggi almeno, più rossa. Ma che quella in oggetto è una realtà geografica e sociale vasta e varia, caratterizzata da una peculiare concentrazione aziendale. Nello stesso collegio elettorale, infatti, ora rientra anche il distretto della ceramica di Sassuolo che, come sottolinea lo stesso quotidiano diretto da Molinari, è «il più importante a livello nazionale, con 18 mila addetti e 300 aziende».
Un risultato senza precedenti conseguito nel polo industriale rosso
Non solo: a breve distanza da lì troviamo la cosiddetta motor valley, con la casa madre della Ferrari a Maranello. E, un po’ più in là verso l’Appendino, si erige il comprensorio del Cimone, con le sue piste da sci e un presidio turistico in grado di azionare la macchina dell’economia locale anche su un altro fronte imprenditoriale. Insomma, in questa provincia forte, dove le cooperative rappresentano il 15% dell’economia, il collegio di Modena per la Camera oggi è tante cose, ma sicuramente non è più blindato e rosso.
Con Fdi Modena va a destra dopo 76 anni. Bocciato il Pd nazionale
Lì il nutrito popolo di operai e attivisti sindacalisti, di imprenditori e braccianti governati da Bonaccini, ha bocciato il Pd nazionale che, in un Paese alle prese con costi dell’energia alle stelle, inflazione, mancanza di materie prime, non ha evidentemente saputo fornire risposte o soluzioni adeguate. E il responso elettorale è stato tranchant. E il verdetto numerico lo chiarisce a suon di percentuali incontrovertibili: Modena va a destra dopo 76 anni. A Sassuolo Fratelli d’Italia al 27%, il centrodestra oltre il 45%, il Pd al 21,6. E si potrebbe proseguire oltre, sulla scia di risultati incontrovertibili…