Carfagna cerca di salvare la faccia: «Non gioco a ruba-bandiera. C’è chi è contro i Masaniello»

15 Set 2022 11:37 - di Fulvio Carro
carfagna

Cerca in tutti i modi di “nobilitare” il suo salto da Berlusconi a Calenda, Mara Carfagna. Un cambio di casacca che evidentemente l’elettorato non ha ancora digerito. Rilascia un’intervista dietro l’altra, e questo è comprensibile in campagna elettorale. Ma il discorso – gira e rigira – ricade sempre sul recente passato: da azzurra a rosa, alleata del Pd per poche ore, poi la corsa solitaria del Terzo Polo.

Mara Carfagna insiste con le accuse a Forza Italia

«Svuotare Forza Italia in Campania? No, non è questo il nostro obiettivo», dice a margine di una manifestazione a Napoli. «La dissoluzione di Forza Italia è sotto gli occhi di tutti. Sono usciti da Forza Italia ministri, parlamentari, sindaci, consiglieri. Gli elettori hanno dimostrato di essere profondamente delusi alle ultime elezioni regionali, alle ultime elezioni amministrative. Ma non è una sorta di ruba-bandiera». Alla domanda se fosse a suo agio in un partito che possa accogliere i Cesaro, la Carfagna risponde: «Intanto io non ho letto di un accordo. Ho letto di una dichiarazione di voto. In Italia tutti hanno diritto di esprimere il proprio voto. Non mi sembra che questo diritto sia da negare ai Cesaro».

Il paradossale attacco a Giorgia Meloni

Fa la spavalda. I voti arriveranno «dall’Italia stanca dei Masaniello di destra e di sinistra». Poi sfiora il ridicolo con un attacco alla Meloni, stavolta sul “Messaggero”. La leader di FdI ha detto che se lei andrà al governo per la Ue è finita la pacchia perché difenderà l’interesse nazionale? «Mi limito a osservare che la frase la pacchia è finita di solito si rivolge a un nemico», risponde. «Non a un alleato da cui dipendiamo per affrontare la crisi del gas e dell’inflazione.  Spero, per amor di patria, che in Europa nessuno abbia sentito quel comizio». In sostanza, finge di non aver capito il significato delle parole di Giorgia Meloni.

«Non criminalizziamo Di Maio»

Poi, ai giornalisti a Napoli, fa la buona con il suo amico-nemico. «Non criminalizziamo Di Maio perché ha fatto un po’ di baldoria da Nennella», dice Mara Carfagna. Il riferimento è al “balletto” sulle note di Dirty Dancing del ministro degli Esteri nella trattoria “Da Nennella” nei Quartieri Spagnoli.  «Di Maio è un mio collega di Governo con cui abbiamo anche lavorato bene e collaborato. Ma abbiamo scelto due strade politiche differenti. Lui ha scelto di candidarsi con il Pd, io ho scelto un’altra strada: quella della costruzione del polo che difende l’operato del Governo Draghi».

Carfagna e l’esaltazione di Draghi

Ma le loro strade si possono reincontrare dopo il 25 settembre? «Non credo. Le nostre scelte divergono, a meno che non si crei una situazione tale come quella che si è creata 18 mesi fa». Una situazione «che ci costringa, e noi ne saremo ben contenti, a chiamare l’italiano più illustre del mondo che è stato messo alla porta per calcoli politici e di parte. Sarebbe una garanzia per il Paese, visti i risultati prodotti negli ultimi 18 mesi».

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