Scurati oltre i limiti della decenza contro la Meloni: non deve commemorare Ramelli

13 Ago 2022 11:22 - di Girolamo Fragalà
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Oltre i limiti della decenza. Questa storia del “pericolo nero” – creata ad arte da Pd e compagni per avvelenare una campagna elettorale che li vede sconfitti annunciati – prima era patetica, ora è vergognosa. È squallida. Che i “sinistri” ripetano sempre lo stesso ritornello è ampiamente prevedibile. Non hanno uno straccio di idee e si aggrappano a fantasiose ricostruzioni delle identità altrui. Ma che uno scrittore come Antonio Scurati sorpassi gli esponenti Pd arrivando addirittura a chiedere abiure su un ragazzo barbaramente massacrato dagli estremisti di sinistra è un oltraggio. Quel ragazzo risponde al nome di Sergio Ramelli, studente e militante del FdG. Il 13 marzo 1975 stava ritornando a casa. Parcheggiò il suo motorino. All’improvviso fu assalito da un gruppo di extraparlamentari comunisti che lo colpirono con le chiavi inglesi al capo. Lo lasciarono a terra, in un lago di sangue. Morì dopo tanti giorni di coma. La sua “colpa”: aver espresso in un tema giudizi di condanna sulle Brigate Rosse.

Ricordare Ramelli è un pericolo, secondo Scurati

Per Antonio Scurati, ricordare Sergio testimonia un “pericolo”, la continuità politica di Giorgia Meloni con una “certa” storia. «Quest’anno ha partecipato alla commemorazione di Ramelli», dice in un’intervista a “Repubblica”, «un giovane ucciso barbaramente negli anni Settanta. Non c’è dubbio che questo appuntamento annuale sia un gesto identitario per l’estrema destra, una sorta di anti-25 aprile. Replicherà che ha partecipato anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala: ha sbagliato per eccesso di perbenismo democratico». Un delirio ideologico, quello del vincitore del Premio Strega, al quale basterebbe rispondere con una parola: “ignobile”. Ma è anche la prova di quanto veleno resti ancora in personaggi che parlano con disprezzo di tragedie che hanno ferito non solo una comunità politica, ma tutta l’Italia. Parole, quelle di Scurati, che provocano orrore, rabbia, dolore. Di fronte al dramma di Sergio Ramelli lui dovrebbe solo chinare il capo. E magari leggere quanto scritto da Walter Veltroni sull’omicidio Ramelli. Imparerebbe qualcosa.

«In gioco i capisaldi della nostra democrazia»

Ma Scurati non si limita a questo. «Non cediamo alla suggestione autoconsolatoria del ritorno del fascismo: non tornano gli squadristi. Qui sono in gioco i capisaldi della nostra democrazia, come il diritto all’aborto. Il pericolo è il presente, non il passato. Sovranisti e populisti sono già nelle istituzioni ma le disprezzano: come Berlusconi che delegittima Mattarella. La parola antipolitica l’ha inventata Mussolini».

Il delirio ideologico di Scurati continua

Il delirio continua con il giudizio sulla  presa di distanza fatta da Giorgia Meloni nel video. «È lo scaltro tentativo di rifarsi una credibilità politica. Un patetico trucco, nel senso di inganno, in vista delle elezioni. Anche sul piano della vacuità verbale, sono abiure insoddisfacenti e parziali».

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