Cacciari: «Letta è una catastrofe politica, è sconquassato, altri si sono dimessi per molto meno»

11 Ago 2022 12:36 - di Giorgia Castelli
Cacciari

«Quella di Enrico Letta è una catastrofe politica evidente, i precedenti segretari si sono dimessi per molto meno».  Massimo Cacciari intervistato dal Fatto Quotidiano non fa sconti al Pd. Per l’ex sindaco di Venezia la strategia elettorale del Pd dopo la rottura con Carlo Calenda è «un disastro…». Quanto alla rottura del patto tra Pd e Azione, spiega: «Quando le intese vengono costruite solo per uno stato di necessità e senza un’idea, possono naufragare in ogni momento. Sono intese dettate solo dalla volontà di vincere o perdere meno possibile». Di chi è la responsabiltà? «Di entrambi – risponde – che l’accordo fosse abborracciato lo avevano capito tutti. Così stravincerà la destra».

Cacciari: «La sua leadership ne esce sconquassata»

E poi ritorna sulla strategia politica di Letta. «La sua è una catastrofe politica – ribadisce –, la sua leadership ne esce sconquassata. Ricapitoliamo: Letta diventa segretario e porta avanti una linea – a mio avviso sensata – di fare un’alleanza con il M5S. Dopo la caduta del governo Draghi questa finisce. Poi si trova di fronte alla scissione dei 5S e cosa fa? Imbarca solo Di Maio: ma dove vuoi andare con Di Maio? Una cosa ridicola».  Poi, sottolinea, «Letta va con Calenda per dare una parvenza di credibilità al centrosinistra ma dopo pochi giorni collassa anche l’intesa con lui dopo la famosa foto col bacio. La sua linea politica è stata sconfessata per tre volte in pochi mesi: non so quale segretario avrebbe resistito a questo fallimento».

Cacciari: «I suoi predecessori si dimisero per molto meno»

Quando gli chiedono se Letta a questo punto dovrebbe dimettersi, risponde: «Magari sotto le elezioni no ma ricordo che i suoi predecessori si dimisero per molto meno: D’Alema lasciò dopo una sconfitta alle regionali, Veltroni dopo una vittoria elettorale. Sono casi infinitamente meno gravi di questo». Per Cacciari, Letta non lascerà neanche dopo le elezioni. «Non lascerà perché nessuno gli rinfaccerà la sconfitta e perché gli altri nel Pd sono tutti peggio di lui. E poi la sua strategia fallimentare non avrà grosse ricadute nelle urne. Il blocco di elettori che votavano Pd continuerà a votare Pd: supererà il 20%». Lo storico elettorato di sinistra andrà perso? «Il Pd non è un partito di sinistra, lo dico da tempo: ormai c’è solo un centro conservatore e dall’altra parte una destra-destra».

Sul Terzo Polo

Sul terzo polo di Renzi e Calenda. Può avere successo? «Ma per carità, niente di niente – sottolinea – i conservatori voteranno Pd o FI. Possono arrivare al massimo al 6-7%. Renzi e Calenda sono due superego che si mettono insieme con una sola strategia: sperare nello sfascio per richiamare Draghi». E infine, assicura che andrà a votare «ma ormai sono straniero in questo Paese».

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