Al Pd piacciono solo i giochi di palazzo: ecco perché bisogna ribaltare la situazione

24 Ago 2022 13:46 - di Antonio Tisci
giochi di palazzo

La grande crisi che sta colpendo l’Italia non è soltanto una crisi economica, la crisi economica è soltanto l’epifenomeno di una crisi più profonda di carattere politico che riguarda la “decisione politica” e la “scelta democratica” . Da 11 anni circa l’Italia è stata governata dal Partito democratico senza che quest’ultimo avesse vinto le elezioni ma grazie a giochi di palazzo. Governi che sono stati sostenuti da maggioranze raccogliticce, spurie e non scelte dagli italiani.

Giochi di palazzo e questione di fiducia

Una situazione questa che ha ancora più aumentato l’utilizzo dell’istituto del voto di fiducia sui provvedimenti legislativi. I vari governi che si sono susseguiti, consapevoli di non avere una maggioranza politica compatta e di non essere nelle condizioni di far approvare dal Parlamento i propri disegni di legge, hanno posto su quasi ogni punto decisivo la “questione di fiducia”.

Una impropria invasione di campo

Tecnicamente un sistema per legare l’approvazione di una Legge alla tenuta in vita del Governo, in pratica il Governo con il ricatto della sua caduta e dello scioglimento anticipato delle Camere ha ottenuto l’approvazione di Leggi senza che le stesse fossero neanche discusse dal Parlamento. Una vera e propria invasione di campo con la quale l’esecutivo ha avocato a sé anche i poteri del legislativo, rivoluzionando così la tradizionale tripartizione dei poteri.

Una situazione inaccettabile

Questa situazione politico-istituzionale non è soltanto una questione da “addetti ai lavori” ma sviluppa i suoi effetti sul momento decisionale e, quindi, sulle soluzioni da adottare per i problemi della Nazione, sull’autorevolezza della sua classe dirigente nelle relazioni internazionali e, quindi, sul peso dell’Italia sui tavoli che contano. Quanto accaduto nell’ultima legislatura con tre governi diversi sostenuti da tre maggioranze diverse fornisce l’idea plastica di questa situazione politica.

Un governo che governi, un Parlamento che legiferi

Nel rilanciare la proposta presidenziale, da sempre cara alla destra italiana ma ben voluta anche da esponenti storici del socialismo italiano come Bettino Craxi, Giorgia Meloni propone non soltanto una soluzione ai problemi di governabilità della Nazione ma anche e, per effetto di questa, alle questioni socio-economiche italiane. Un Governo che, suffragato dal consenso popolare, possa decidere e detenere in pieno il potere esecutivo ed un Parlamento che, parimenti sostenuto dal consenso popolare, possa detenere in pieno il potere legislativo. Un Governo che governi e un Parlamento che legiferi, un Governo stabile che non ha bisogno di chiedere la fiducia sui propri provvedimenti, avendo avuto la fiducia direttamente dal Popolo, ed un Parlamento non più mortificato dal Governo nelle sue funzioni legislative tramite il voto di fiducia.

L’importanza della riforma presidenziale

Una netta separazione dei poteri che potrebbe portare non soltanto alla vera e formale nascita della Seconda Repubblica ma, conseguentemente a ciò, ad una forma istituzionale che, unendo decisione nell’esecutivo e ponderazione nel legislativo, possa affrontare seriamente i problemi economici della Nazione. Se il centrodestra dovesse vincere le elezioni e Giorgia Meloni dovesse avere la forza per portare a casa la riforma Presidenziale dello Stato, il segretario di Fratelli d’Italia avrebbe portato all’Italia la stessa spinta che De Gaulle portò alla Repubblica Francese anche lì proprio nel momento di maggiore crisi delle istituzioni e della società francese.

Alla sinistra piacciono solo i giochi di palazzo

Normale che tutto ciò spaventi la sinistra e faccia gridare Letta all’offesa del Parlamento. Un sistema istituzionale che impedisca i giochi di palazzo paralizzerebbe le modalità di azione politica del Partito Democratico e un Governo forte e autorevole anche sui palcoscenici internazionale darebbe all’Italia quel prestigio contro il quale da sempre lavora la sinistra italiana. Ed ecco perché, prima ancora di ogni ricetta economica, deve essere la riforma presidenziale dello Stato la priorità della nuova maggioranza.

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