Verso il voto: c’è l’area-Draghi e c’è l’agenda-Draghi. Ci sarà anche un candidato Draghi?

21 Lug 2022 14:17 - di Niccolò Silvestri
Draghi

Dice Brunetta: «Io sto con Draghi». La Gelmini gli fa eco «anch’io sto con Draghi» e Quagliariello approva: «Fanno bene a stare con Draghi». E così pure Toti e, sul versante opposto il dem Marcucci: tutti o quasi, insomma, stanno con Draghi. Ma lui, Mario Draghi, con chi sta? Soprattutto che cosa vuole fare ora che non è più premier: ritirarsi come Cincinnato, covare la vendetta come il Conte di Montecristo o mettersi in proprio come l’altro Mario, quel Monti che prima di lui fu incaricato dal Colle (Napolitano consule) in funzione di bromuro contro l’impennata di quello spread cui riuscì, tra il lusco e il brusco, di sfrattare Berlusconi da Palazzo Chigi.

Il precedente di Mario Monti

Anche a Monti toccò il destino di sedotto e abbandonato, la qual cosa lo convinse a fondare un partito che non andò maluccio alle elezioni, ma che si squagliò come un gelato il giorno dopo. Il Mario defenestrato solo ieri potrebbe ora incamminarsi nello stesso solco. Le truppe non gli mancherebbero, di standing internazionale ne ha da vendere e in più si è congedato con quel ruffiano accenno al «cuore dei banchieri» che pure qualcosa vorrà comunicare in termini di empatia e di disponibilità.

Da Marchese del Grillo a «banchiere col cuore»

Di sicuro è un bel passo in avanti rispetto alla spocchia da Marchese del Grillo ostentata ieri nella replica a Palazzo Madama. Poco è mancato che facesse prendere a sberle i senatori dai suoi famigli. Però viene da chiedersene anche il motivo. Già, come mai l’algida alterigia di ieri si è trasformata nel cuore palpitante di oggi? Quale incantesimo notturno avrà mai scatenato la metamorfosi? Il sospetto è che fosse tutto combinato. E che ieri Draghi abbia fatto più wrestling che vero pugilato. Dopotutto ci ha messo del suo. Anzi, più la matassa di andava sbrogliando, più lui si adoperava per intricarla. Strano, no?

Draghi, ritorno e vendetta?

E se poi consideriamo la puntigliosa rivendicazione dei propri (pretesi) meriti, viene in mente il Platini che appende le scarpette al chiodo prima di diventare lui stessa una scarpa vecchia. Non è da tutti ritirarsi imbattuti pur di non assaporare l’umiliazione del tappeto. Ci sta. Soprattutto se c’è voglia di non consumarsi. E qui sta il punto: hanno senso un’«area-Draghi» e un’«agenda Draghi» senza Draghi? E ha senso il coro di peana in suo onore che si va levando in ogni talk show a magnificarne la distanza dai miseri politicanti? Solo a patto che ci sia un dopo più politico e meno tecnico, più da leader vincente che da premier incaricato. Supposizioni, ovviamente, ma non del tutto strampalate. Saranno le prossime settimane a dirci se il sequel ci sarà. E, soprattutto, se assisteremo alla vendetta dell’Esorcista o se, come nel caso di Monti, al ritorno dell’Esorciccio.

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