La triste profezia di Monti per spaventare gli italiani: “Questa crisi può provocare infiniti lutti…”

21 Lug 2022 13:12 - di Leo Malaspina

“Cantami, o Diva, del Pelìde Achille, l’ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei…”. Cita l’Iliade di Omero, Mario Monti, per preannunciare scenari apocalittici all’Italia nel dopo-Draghi, il banchiere scalzato ieri da Palazzo Chigi nella prospettiva di andare al voto a settembre o a ottobre. «Questa è una crisi potenzialmente in grado di provocare gravi danni e “infiniti lutti”. Ma che, per fortuna, è contenibile negli effetti di cui è capace. Può essere gestita in modo da mitigarli», dice l’ex premier, a lutto per la fine del governo tecnico del suo omologo Mario Draghi. Ma nella caduta del “tecnocrate” trova anche consolazione, visto che Draghi emula il suo percorso, che poi lo portò a una fallimentare discesa in politica.

Monti e il parallelo con Draghi

«Questo governo ha avuto calamità impreviste come la pandemia, che si stava sviluppando, e la guerra in Ucraina. In compenso, dal punto di vista economico, e del rapporto tra Stato e cittadini, si è trovato in situazione opposta rispetto alla mia: aveva margini di bilancio larghi grzie al temporaneo annullamento dei vincoli europei e un enorme ammontare di denaro dall’Europa. Se guardiamo alla scena politica, io non avevo ministri indicati dai partiti, perché non avevano voluto darmene. Ero più libero nella gestione delle cose. Ma sarebbe stato folle solo per questo prendere decisioni e poi andare allo sbaraglio in Parlamento. Non ho mai avuto scrupolo a procedere alla consultazione dei tre capi dei partiti nel momento di prendere le nostre decisioni, purché fossero coerenti con il nostro programma. L’equilibrio dei sacrifici (molti) e dei benefici (pochi) era già definito dal principio».

I rischi che correrebbe l’Italia

Ed ecco le profezie di sventura: «L’Italia rischia molto, perché il nostro peso nell’attivo della Bce, cioè i crediti nei confronti dello stato sotto forma dei titoli pubblici, è elevato. C’è un problema strutturale per cui l’Italia, più che altri Paesi, dovrà adeguarsi alla nuova fase che s’ inizia. Certo sarà graduale, procederanno coi reinvestimenti, tuttavia meno titoli di stati entreranno nel portafoglio della Bce. Dobbiamo abituarci ad andare a finanziarci di più sul mercato e a contare meno sulla Bce. Certo, la soluzione ottimale sarebbe continuare a ridurre il fabbisogno. All’estero si chiederanno se vogliamo lo scudo per quando ci puniscono ingiustamente o se lo chiediamo per essere protetti dagli strani comportamenti della politica nazionale».

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