La surreale analisi di Rino Formica: il presidenzialismo diventa il “piano segreto” di Meloni
Giorgia Meloni non è populista, ma spaventa perché vuole il presidenzialismo, che è «una carta che non tira fuori». Nel quotidiano tentativo di demolire la leader di FdI, Repubblica produce oggi una surreale intervista all’ex ministro socialista Rino Formica, dalla quale si ricava l’impressione che il sistema presidenziale sia un pericolo per la democrazia e che il centrodestra, spinto da FdI, punti ad affermarlo surrettiziamente e con l’inganno. Una tesi davvero bizzarra, sia per il fatto che grandi democrazie occidentali hanno un modello presidenzialista, sia per il fatto che s’è perso il conto degli anni e delle volte in cui FdI ha affermato di puntare a quel modello, con tanto di proposte di legge, raccolte di firme e campagne connesse.
Il giudizio di Rino Formica sulla caduta del governo
Per Rino Formica «la legislatura è finita così com’era cominciata: con un gesto di rottura dei Cinquestelle: Draghi è stato l’ultima vittima dei populisti», perché Conte «ha cercato la bella morte». «Cacciare Draghi è stato un gesto in linea con l’identità originaria del Movimento», ha sottolineato Formica, salvo poi ritrovarsi due domande più avanti a rispondere sul «perché Salvini lo (Draghi, ndr) ha fatto cadere?». Per l’ex ministro il punto sarebbe che la Lega «stava perdendo i voti a favore di Fratelli d’Italia. Da un lato è il partito degli interessi diffusi nel Nord Est, dall’altro Salvini l’ha trasformato in un soggetto clerico reazionario, di populismo religioso. Tra le due anime era sorto un conflitto. Ha prevalso l’anima populistica».
Meloni non è populista, ma fa lo stesso una gran paura
«Anche Meloni è populismo?», è stata dunque la domanda successiva. «No, è destra storica, conservatrice, però compensata da una visione occidentale e atlantica», ha risposto Formica, aggiungendo poi però che «sì, mi spaventa». E perché mai? Perché «penso che abbia una carta coperta che non tira fuori: il presidenzialismo». E poco importa che il presidenzialismo sia praticamente un tormentone politico per FdI, che il partito l’abbia messo al centro delle più disparate campagne, che la sua leader l’abbia indicato più e più volte come «la madre di tutte le riforme». No, niente da fare, quelle erano tutte pose, parole dette tanto per dire: «Una semplice enunciazione politica tradizionale del suo movimento», secondo come l’ha definita Formica. «Ma siamo sicuri che sarà anche il programma di governo dell’intera destra?», è stata dunque la sospettosa domanda dell’ex ministro.
Il piano “segretissimo” di FdI: la riforma presidenziale…
«Cosa intende dire? Lo vogliono fare, ma non lo dicono?», ha quindi chiesto il cronista. «Non possono dirlo. È il superamento della democrazia parlamentare, sostituita da una illiberale e autoritaria», ha replicato Formica, il quale ha spiegato di temere una svolta in quel senso, «indolore». «La destra potrà vincere, ma non riuscirà a governare, perché l’affermazione sarà troppo risicata o contraddittoria, e a quel punto tenteranno di abbandonare la democrazia parlamentare per quella del presidenzialismo», ha pronosticato Formica, secondo il quale il modello sarà Orban.
«Il rischio che l’Occidente chiuda gli occhi». Francia e Usa li strabuzzano
«Garantiranno il rispetto di tutti i vincoli internazionali, ma poi in Italia faranno come in Ungheria», ha detto ancora Rino Formica, secondo il quale è indifferente chi farà il premier perché «il pericolo è che, una volta avviato il processo di riforma costituzionale, sin dal primo voto la posizione del Presidente della Repubblica diventa provvisoria». «Il vero pericolo è che l’Occidente chiuda gli occhi. Che si accontenti dell’adesione alla Nato, alla Ue, sorvolando su quello che ci potrà accadere sul piano dell’involuzione democratica», ha quindi sentenziato l’ex ministro socialista, non chiarendo se tra quelli che devono tenere gli occhi aperti ci siano, per esempio, le presidenziali Parigi e Washington.