Decreto-aiuti, il M5S pronto ad abbandonare l’aula. Insorge FI. Tajani: «Decisione gravissima»

11 Lug 2022 13:22 - di Michele Pezza
Tajani

Giuseppe Conte fa la faccia feroce e il suo M5S conferma la linea dura, almeno alla Camera. È di queste ore, infatti, la decisione dei deputati grillini di abbandonare oggi l’aula per non partecipare al voto sul “decreto aiuti“, nonostante il “” alla fiducia della scorsa settimana. Un esito possibile, visto che il regolamento di Montecitorio prevede il voto disgiunto, prima fiducia a poi testo. Non così al Senato, dove il voto è unico e dove il decreto arriverà giovedì. Se i 5Stelle adottassero analoga decisine anche in quella sede, ci sarebbero conseguenze per il governo. Ad insorgere contro il movimento di Conte è soprattutto Forza Italia che, con Antonio Tajani, parla di «decisione gravissima».

Tajani: «Noi responsabili non subalterni»

Il momento politico, incalza il vice di Berlusconi, «richiede serietà e pragmatismo, non le provocazioni o i distinguo dei Cinquestelle, che mettono a rischio il lavoro svolto da questo governo di unità nazionale». Concetti e toni, questi di Tajani, speculari a quelli utilizzati da Enrico Letta all’indirizzo della Lega ogni qualvolta Matteo Salvini ha provate a tenere il piede in due staffe, quella della maggioranza e quella dell’opposizione. «La responsabilità di Forza Italia – avverte ancora Tajani – non può essere scambiata per subalternità».  Il numero due degli azzurri ne approfitta anche per intimare l’altolà al Pd, troppo concentrato su temi divisivi come la cannabis e lo Ius scholae.

«Anche il Pd deve calmarsi»

Argomenti, puntualizza Tajani, che «rappresentano ugualmente un pericolo per la tenuta della maggioranza e del governo». Per i berlusconiani, insomma, i problemi sono altri e Forza Italia intende darvi sbocco e rappresentanza. È questo l’obiettivo del doppio appuntamento annunciato dallo stesso Tajani: il primo, a inizio settembre, a Civitavecchia sede quest’anno di Everest, tradizionale kermesse di ripresa delle attività politica dopo la pausa ferragostana. E poi, nel mese di ottobre, a Milano, sede di «grande manifestazione nazionale». Come a dire che, finita l’estate, la campagna elettorale entrerà subito nel vivo.

 

 

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