Crisi, mercoledì Draghi inizia dal Senato: fallisce il blitz di Pd, Iv, governisti M5S. E Conte ne esce a pezzi

18 Lug 2022 17:43 - di Viola Longo
Draghi senato

È fallito il blitz di Pd, Italia Viva e governisti M5S per tentare di far iniziare le comunicazioni di Draghi dalla Camera, invece che dal Senato. Secondo quanto emerso, i presidenti Elisabetta Casellati e Roberto Fico hanno deciso di comune accordo di respingere la richiesta che avrebbe dato qualche freccia in più al fronte della sopravvivenza del governo, stravolgendo però la procedura. Dunque, come richiesto con forza dal centrodestra, si va avanti come da manuale: il premier inizierà le comunicazioni laddove ha ottenuto la fiducia la prima volta e poi si sono verificate le condizioni per l’apertura della crisi. Così l’unico effetto del tentato colpo di mano finisce per essere la pietra tombale caduta nel frattempo sulla già traballante leadership di Giuseppe Conte, nel corso dell’ennesimo psicodramma consumato nell’ormai permanente assemblea dei parlamentari grillini.

Fallito il blitz di Pd, Iv e governisti M5S: Draghi parte dal Senato

Nel corso dell’assise, infatti, è andato in scena un processo al capogruppo Davide Crippa, che aveva avallato la richiesta di Pd e Iv. La questione della Camera a cui Draghi si rivolgerà per prima infatti può essere dirimente per l’esito della crisi, poiché il voto di un ramo può influenzare l’altro. E visto che le maggiori ostilità grilline nei confronti di Draghi sono emerse a Palazzo Madama, è evidente che far partire le comunicazioni da Montecitorio avrebbe avvantaggiato i governisti. Si potrebbe pensare che Crippa sia semplicemente caduto in un trappolone di Pd e Iv, ma i resoconti delle sue parole che emergono dall’assemblea M5S indicano invece la strada di un atto deliberato.

Il colpo di mano di Crippa: «Dall’opposizione non migliori la vita»

Secondo quanto riferito dall’Adnkronos, Crippa, sottoposto a una specie di interrogatorio dai colleghi, capofila la deputata Vittoria Baldino, si sarebbe giustificato dicendo che siccome il primo “non voto” M5S sul dl Aiuti si è verificato alla Camera, allora sembrava più logico e corretto chiedere con il Pd che le comunicazioni di Draghi partissero da lì. Ma il capogruppo avrebbe anche rivendicato che «dall’opposizione la vita non la migliori. Fai solo propaganda». Dunque, pare proprio che la decisione di Crippa di appoggiare l’agenda dell’aiutino non sia stata poi il frutto di una ingenuità.

Conte cade dal pero: «Non ero informato»

È in questo contesto e nel clima plumbeo di sospetti che grava sul M5S che Conte ha sentito la necessità di prendere le distanze dall’indicazione data dal suo stesso presidente dei deputati. L’avvocato di Vulturara Appula avrebbe infatti chiesto di intervenire per chiarire che «non sono stato informato». Un’affermazione che si può prendere per vera o accogliere con qualche dubbio, ma che in ogni caso rappresenta l’epitaffio per qualsiasi velleità di esercitare una leadership, nonostante la maggior parte dei parlamentari sia intervenuta per sostenere la sua linea ufficiale.

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