Coppie omogenitoriali, Sala riattiva i riconoscimenti. Così i sindaci di sinistra tirano la volata al Pd

4 Lug 2022 13:56 - di Gigliola Bardi
sala

Prosegue la campagna di soccorso rosso promossa dai sindaci di sinistra a favore del tentativo del Pd nazionale di imporre leggi su temi divisivi ed esclusi dal mandato su cui si sono formati maggioranza e governo. Dopo i provvedimenti sullo Ius scholae comunale e sulla cannabis legale adottati rispettivamente a Bologna e a Torino, infatti, ora la spinta “dal territorio” si concretizza riaprendo il fronte del riconoscimento dei bambini di coppie omogenitoriali. A tirare la volata, facendo da apripista è stato Giuseppe Sala: «Da ieri abbiamo riattivato il riconoscimento dei figli nati in Italia da coppie omogenitoriali. Con grande gioia ho firmato il provvedimento nel mio ufficio», ha annunciato il primo cittadino di Milano dal palco del Pride di Milano, facendo subito proseliti fra i colleghi dem.

Sala riattiva i riconoscimenti dei figli di coppie omogenitoriali

Il Comune, ha ricordato Sala, aveva già iniziato a riconoscere i figli di queste coppie poi «avevamo avuto sentenze avverse e il Parlamento doveva legiferare, ho aspettato che lo facesse, ma non si sono mossi e – ha commentato – dovevo fare la mia parte». Alle parole di Sala si è accodato anche il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo. «Serve una legge, soprattutto a garanzia dei bambini. Il quadro giuridico oggi è talmente incerto che li lascia in un limbo giuridico per il resto della loro vita e questo è oggettivamente intollerabile», ha commentato l’esponente dem, la cui amministrazione si è resa protagonista anche della recentissima approvazione di un Ordine del giorno che sollecita il Parlamento sulla legalizzazione della produzione e il consumo di cannabis e suoi derivati.

Lo Russo rilancia da Torino: «Serve una legge»

«Stiamo analizzando il quadro giuridico, che è in continua evoluzione anche rispetto a sentenze di diversi tribunali. Ovviamente ci muoveremo nel solco della legalità e dei diritti, che devono essere sempre garantiti», ha aggiunto Lo Russo, spiegando che «non bisogna confondere le registrazioni con le trascrizioni degli atti fatti all’estero, che a Torino continuano a essere trascritti  all’anagrafe» e precisando che «questa questione si affronti con pragmatismo, dando un chiaro segnale politico, ma non sono i sindaci a doverla affrontare». Dunque, la sollecitazione è a provvedere con un intervento legislativo nazionale. «In questo Paese c’é una Costituzione, c’è un Parlamento che deve legiferare», ha detto il sindaco dem.

Malan: «I sindaci di sinistra tornano all’attacco, rovesciando la legge»

Il senatore di FdI, Luico Malan, ha commentato il dibattito sottolineando che «tornano all’attacco vari sindaci di sinistra, rovesciando la legge, la Costituzione e la realtà naturale». «I bambini – ha aggiunto – nascono da una donna e un uomo. L’utero in affitto è una pratica disumana, che mortifica, umilia e sfrutta le donne, trasformando i bambini in merce. Ed è vietata dalla legge italiana. I sindaci che iscrivono all’anagrafe “figli di due madri” o “di due padri” violano la legge e il ministro dell’Interno deve prendere immediati provvedimenti o dimettersi, perché ha giurato di essere fedele alla Costituzione».

«Le donne che decidono di avere un figlio privandolo fin dall’inizio di un padre sono nella stessa situazione delle ragazze madri o delle vedove per le quali nessuno chiede leggi speciali o compie dei falsi in atto pubblico. Quanto agli uomini che privano i bambini di una madre attraverso donne schiave – ha concluso Malan – davvero l’ultima cosa che possono fare è pretendere regole che li sostengano».

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