Terzo settore, al convegno Ecr-Asi riflettori puntati sulla solidarietà: un valore in tempi di crisi (video)

25 Giu 2022 15:23 - di Valter Delle Donne
Terzo settore

«Il Terzo settore si fa sempre più corpo politico, perché portatore di valori. Oggi il Terzo Settore deve avere un ruolo più forte dal punto di vista politico, sia verso l’Europa sia verso il dibattito interno». Nell’esortazione di Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum nazionale del Terzo Settore, può essere racchiuso il tema portante de convegno sulle prospettive del Terzo settore in Europa, in corso a Roma e organizzato dai Conservatori europei.

La seconda giornata dei lavori si è aperta con il video messaggio di saluto di Giorgia Meloni ai partecipanti ‘‘Ringrazio tutti i partecipanti del Convegno. Non è un caso che l’Ecr party – ha detto il presidente dei conservatori – abbia concentrato il suo interesse sul Terzo Settore ovvero su tutto il mondo dell’associazionismo e del volontariato che in questi anni ha offerto un supporto prezioso per affrontare la pandemia da Covid e che oggi nè in prima fila per sostenere concretamente il popolo ucraino”.

La sessione mattutina, moderata da Antonio Giordano, segretario generale di Ecr Party, ha registrato tredici interventi di relatori italiani ed europei. Interventi di primissio piano, come la relazione di Hannes Guissurasson, politologo dell’università d’Islanda ed economista, che ha tracciato un percorso storico su solidarietà e pensiero conservatore. In video collegamento, l’europarlamentare spagnola del gruppo Ecr, Margarita De La Pisa ha evidenziato il quadro iberico del terzo settore, con la collocazione giuridica ancora non delineate.

Tra i relatori in presenza all’hotel Massimo D’Azeglio l’ex parlamentare lettone Elina Silina, presidente della Ong Associazione delle famiglie numerose.  «Le Ong sono un settore molto debole in Lettonia per colpa della burocrazia dei fondi insufficienti e di una politica fiscale poco aperta». La Sillina ha anche lamentato che «gruppi sociali numerosi ma più deboli come pensionati e famiglie numerose, hanno meno voce in capitolo rispetto ad altri gruppi che hanno problemi marginali, ma hanno più tempo. Hanno più risorse, possono influenzare il processo politico». Dalla Romania, Adela Mirza leader di Alternativa Dreapta, ha tenuto in intervento molto appassionato. «Il terzo settore è stato spesso prerogativa della sinistra che salva il mondo. Loro sono gli angeli», ha ironizzato la politica romena. Per la Mirza «un terzo settore di destra è possibile».

Nella tavola rotonda successiva, Alessandro Lombardi, direttore generale del Terzo Settore del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali,  ha fatto il punto sulla riforma della legge. «Ad agosto dovremmo avere il quadro definito della disciplina fiscale», ha precisato il dirigente. «La riforma del terzo settore va vista in termini di atti e di processi. Dobbiamo essere consapevoli che il codice del terzo settore ha innescato processi culturali che riguardano le pubbliche amministrazioni. Prima era una realtà frammentata sul territorio, ogni Regione aveva le sue regole d’ingresso nei registri. Il codice del terzo settore offre un cambio di prospettiva: il quadro del terzo settore e le regole d’ingresso sono ora fissate dalla legge statale». 

Gianni Alemanno, coordinatore nazionale del terzo settore dell’Asi, ha sottolineato il momento cruciale. “Siamo all’ultimo miglio e all’ultimo miglio ovviamente vengono al pettine svariati nodi. Il primo nodo è il rapporto storico e difficile che c’è tra il Terzo Settore, la spontaneità sociale e la realtà della burocrazia. Portare ciò che nasce spontaneo dentro i riconoscimenti ministeriali è un rapporto delicato. E questo, il rapporto tra spontaneità e burocrazia, è il primo nodo, il primo problema da affrontare che poniamo a questa tavola rotonda”.

«Il secondo tema – ha sottolineato l’ex sindaco di Roma, prendendo spunto dalla riforma del Terzo settore – è quello legato al destino complessivo del modello sociale europeo, perché non possiamo ignorare che viviamo dei momenti di grande crisi, c’è una guerra in corso nel cuore dell’Europa, c’è una situazione post pandemia, che ancora non è finita. Abbiamo grandi emergenze di carattere sociale e ci siamo arrivati con un fiato corto determinato dal dominio negli ultimi 20 anni di una ideologia neoliberista che sostanzialmente ha sottratto risorse alla dimensione sociale. Come si reagisce a questo senza tornare indietro a modelli sociali troppo complessi e spesso inefficienti? Ne discutiamo proprio qui”.

Giampiero Rasimelli, storico ex presidente dell’Arci, nel suo intervento da esponente del campo storicamente avverso, ha legitttimato le istanze conservatrici.  “Ci si dimentica che gran parte delle organizzazioni del Terzo settore partono dalla chiesa, partono dal mondo conservatore italiano. Poi, evolvendo, si incrociano con il mondo operaio e contadino. E lì nasce una cultura della solidarietà. “Porto qui la mia esperienza – ha detto ancora Rasimelli al convengo organizzato da Ecr in collaborazione con Asi – dall’89 ad oggi ho vissuto varie esperienze del mondo del no profit. Visto dal di dentro, in realtà, non ho visto un agonismo particolare tra destra e sinistra per impossessarsi del Terzo settore. La pandemia ci ha dimostrato che l’idea delle politiche sociali nel nostro Paese fino ad ora sono state drammaticamente fallimentari. Le nostre politiche sociali non leggono più le esigenze del Paese e se non le legge e non tocchiamo con le mani le povertà, non capiamo che società vogliamo costruire e non riusciamo a prevedere ed affrontare le emergenze…”.

Mentre l’economista Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze sociali, in videocollegamento ha ribadito che “gli enti del Terzo Settore possono davvero giocare un ruolo determinante. Quindi, plaudo all’idea che in sede del Parlamento europeo si porti avanti il progetto dell’Ente europeo del Terzo settore. Questa sì che sarebbe una bella conquista. E’ un’idea che sottoscrivo a piene mani”. Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà, ha invece anticipato alla platea dell’hotel D’Azeglio, alcuni dati di uno studio fatto in collaborazione con l’Istat sul ruolo del Terzo settore. “Non serve più solo a rispondere ai bisogni, ma collabora alla costruzione del bene comune con le realtà pubbliche, i Comuni, le Regioni, lo Stato, perchè aiuta innanzitutto ad individuare i bisogni. Occorre però che anche la politica collabori, dia una mano”.

 

 

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