Sevizia e uccide la cagnolina e posta il video delle torture: condannato a 18 mesi. Servono pene più severe

9 Giu 2022 18:07 - di Greta Paolucci
sevizia e uccide cagnolina

Sevizia e uccide la cagnolina della ex e posta in rete il video dell’orrore. Non c’è limite alla ferocia, in questa storia arrivata alla sentenza oggi a Pistoia. La storia di un uomo che non ha avuto pietà per la povera Pilù (così si chiamava il cane), che ha torturato a morte. Ma ora, a distanza di 7 anni da quei terribili fatti, come hanno dichiarato le associazioni animaliste commentando l’esito processuale del caso, «giustizia è stata fatta». L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), parte civile nel dibattimento, ha reso noto che il Tribunale di Pistoia ha condannato a 18 mesi di reclusione l’artefice di tale scempio. I giudici hanno accolto la sentenza di condanna in primo grado di Gaetano Foco, 32enne originario di Messina, ma da tempo residente a Pescia. Per lui, un verdetto che dispone anche il pagamento delle spese processuali. Oltre al risarcimento danni (da stabilire in sede civile) per tutte le associazioni animaliste che si sono costituite parte civile, insieme al comune di Pescia.

Seviziò e uccise la cagnolina della ex fidanzata: condannato a 18 mesi

Una sentenza che fa giustizia, certo, ma che non attenua la portata spropositata dell’orrore che l’uomo ha perpetrato, gratuitamente, sulla cagnolina seviziata, che morì poco dopo per le gravi lesioni riportate. E che, non pago della violenza esercitata su Pilù, ha persino filmato lo scempio compiuto, che poi ha diffuso sui social come a mostrare in rete un trofeo dell’orrore. Una vicenda terrificante, quella andata a sentenza oggi, che risale al maggio del 2015. E che si è conclusa oggi nel Tribunale di San Mercuriale a Pistoia.

La richiesta del Pm e la condanna

Un  iter processuale per cui – come spiega nel dettaglio La Nazione – «il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a 2 anni e 3 mesi per i maltrattamenti (articolo 544 del codice penale)». Con la richiesta che «fossero riconosciute le aggravanti. Ovvero: la morte della cagnolina come conseguenza del reato e il fatto di aver filmato quelle torture per diffondere il video». Un video agghiacciante, che oggi è stato proiettato in Aula alla presenza di giudice e avvocati…

Sevizia e uccide la cagnolina della ex: gira anche un video delle torture inflitte

Un video e un caso su cui, tra gli altri, Walter Caporali – presidente degli Animalisti Italiani – ripreso dal quotidiano toscano, ha commentato: «In America Foco avrebbe avuto una condanna a sette anni, da scontare in carcere. Ma in Italia ci stiamo battendo per avere una legge più severa. Ora ci sarà la causa civile, con la quale cercheremo di ottenere ancora giustizia».  Un vulnus legislativo, quello relativo ai reati computi a danno degli animali, su cui da anni le associazioni di settore rilanciano la necessità di riforme e norme che prevedano pene più severe per chi maltratta e uccide gli animali. Come ha ribadito anche oggi il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto.

Maltrattamenti sugli animali: servono pene più severe

Il quale, commentando la sentenza di Foco, ha spiegato chiaramente: «È sempre più urgente una riforma del Codice penale che introduca un inasprimento delle pene per chi maltratta e uccide animali». E ancora: «Gli animali devono essere considerati esseri viventi suscettibili di tutela diretta. E non più indiretta, solo perché oggetto del sentimento di pietà nutrito dagli esseri umani verso di loro. Purtroppo ancora non hanno una copertura legislativa diretta non essendo loro riconosciuta soggettività giuridica. Tra l’altro, studi scientifici attestano la correlazione tra la crudeltà sugli animali e la più generale pericolosità sociale di chi la commette».

L’imputato voleva patteggiare…

Pertanto, secondo l’Oipa, nei limiti dell’ordinamento vigente, quella di oggi è comunque una sentenza soddisfacente. Anche in considerazione del fatto che l’imputato aveva provato a chiedere la messa alla prova e il patteggiamento, che alla fine sono state respinte. L’Aula ha rigettato infatti entrambe le alternative. Magra consolazione, specie se confrontata con l’efferatezza e lo strazio di cui quest’uomo è stato artefice.

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