Rai, togliete il Cavallo e mettete il Gattopardo: le “nuove” nomine riguardano solo i soliti noti

8 Giu 2022 15:55 - di Michele Pezza
Rai

Ai tempi in cui era Veltroni a decidere gli assetti in Rai, per commentare  il balletto intorno alle poltrone di comando di tiggì, reti e strutture, si usava l’espressione “giro di Valter“. Da allora è cambiato il musicante, ma non la musica. E lo spartito continua a prevedere avvicendati, rimossi e rimessi. Prova ne sia l’odierna decisione del Consiglio d’amministrazione, convocato per valutare ed approvare il pacchetto di nomine proposto dall’amministratore delegato Carlo Fuortes. Qualcosa, però, dev’essersi inceppato nel meccanismo interno tradizionalmente preposto alla lottizzazione delle cariche e degli incarichi. Ne fa fede il risultato di 5 a 2 (in luogo della consueta unanimità) scaturito al termine della riunione.

Giro di valzer tra le direzioni Approfondimento, Tg3 e Day Time

Contro hanno infatti votato Riccardo Laganà, consigliere eletto in rappresentanza dei dipendenti, e quello di osservanza grillina, appartenenza esibita sin dal cognome: Alessandro Di Majo. Questo il giro di valzer deciso dal Cda di Viale Mazzini: al posto di Mario Orfeo alla direzione dell’Approfondimento (i talk show) arriva Antonio Di Bella, sostituito alla direzione Day Time da Simona Sala, che lascia la direzione del Tg3, dove torna Orfeo. Un avvicendamento di “soliti noti” che susciterebbe l’invidia del Gattopardo. Ironie a parte (sempre in agguato in materia di nomine Rai), la decisione odierna suona conferma di quanto i giornali avevano vaticinato in questi giorni. Se guardiamo alle dimensioni, le determinazioni del Cda non segnalano che un piccolo smottamento.

Il Cda Rai, Fuortes e il “nodo Orfeo”

Ma se si guarda al peso specifico delle caselle e alla caratura dei coinvolti nel giro di valzer, è qualcosa di più. A cominciare da Orfeo, la cui rimozione dal genere Approfondimento per poco non scombinava i rapporti tra Pd e Mario Draghi, cui in definitiva risponde Fuortes. Ma contro quella decisione erano insorti anche berlusconiani e renziani, a conferma dell’apprezzamento trasversale di cui gode l’ex e neo-direttore del Tg3. Senza trascurare che la sua epurazione aveva provocato anche il sollevamento di mezzo Cda con l’accusa a Fuortes di gestione troppo solitaria. Sembra niente, ma alle latitudini di viale Mazzini  non v’è imputazione peggiore. Già, malgrado tutto, la Rai resta pur sempre il più affidabile barometro degli equilibri politici nazionali. Ne tenga conto Fuortes (e pure Draghi).

 

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