Londra ordina l’estradizione di Assange negli Usa. Wikileaks: “Un giorno buio per la libertà di stampa”

17 Giu 2022 13:09 - di Redazione
Assange

La giustizia del Regno Unito ha deciso per l’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti. Dove, come noto, il fondatore di Wikileaks è accusato di spionaggio. La notizia del via libera – confermata poco fa – arriva tramite la ministra degli Interni britannica, Priti Patel, che ha firmato il decreto. Il lungo caso giudiziario, condito di fughe e richieste di asilo, polemiche e accuse, si risolve dunque nella cronaca di un provvedimento annunciato. E con una firma che ratifica il completamento dell’iter giudiziario sulla controversa vicenda dell’attivista australiano.

Assange, il governo britannico ordina l’estradizione

Ora, in base a quello che decideranno i tribunali d’oltreoceano, le accuse che le autorità americane muovono al cofondatore e caporedattore dell’organizzazione divulgativa Wikileaks potrebbero tradursi in una severa condanna. Su Assange, infatti, grava un pesantissimo capo d’imputazione, che potrebbe significare per lui un lungo periodo di detenzione. Gli Stati Uniti accusano Assange di aver contribuito a diffondere, tramite la sua piattaforma, documenti riservati contenenti anche informazioni su crimini di guerra commessi dalle forze americane in Iraq e Afghanistan. E allora, proprio da Wikileaks, arriva in queste ore l’amaro commento sulla vicenda, considerata dagli accusatori dell’attivista un caso di “spionaggio”: «È un giorno buio per la libertà di stampa»…

Appello entro 14 giorni: l’ultima possibilità per opporsi all’estradizione

Ma cosa succederà nell’immediato? Per Assange, spiega l’Ansa nel merito del provvedimento del governo britannico, c’è ancora una possibilità. E 14 giorni di tempo per attuarla. Le autorità britanniche, infatti, non consegneranno immediatamente il giornalista e blogger agli Usa. Dove, assicurano da Londra, le autorità dovranno trattare l’imputato – che compirà 51 anni il 3 luglio – «in modo appropriato. Anche in relazione alla sua salute», ha aggiunto il Ministero dell’Interno. L’attivista, infatti, ha ancora 14 giorni di tempo per tentare di opporsi all’estradizione, presentando un ultimo appello. Un ricorso indirizzato alla giustizia britannica, «contro l’adeguatezza del provvedimento ministeriale». Due settimane di tempo per fare ricorso e provare a sfuggire alle maglie della giustizia Usa.

I tribunali inglesi: non sarebbe «opprimente o ingiusto», ai fini processuali, estradare Assange

A riguardo, la ministra inglese Patel ha spiegato in una nota che i tribunali del Regno Unito hanno ritenuto che non sarebbe «opprimente o ingiusto», ai fini processuali, estradare Assange. Non solo. Un portavoce del ministero dell’Interno ha anche dichiarato che «le richieste di estradizione vengono inviate al ministro solo una volta che un giudice decide che può procedere». Ossia: «Dopo aver considerato vari aspetti del caso» che investono, nella fattispecie in esame, il fondatore di Wikileaks. Il quale, comunque, dispone del regolare diritto al ricorso.

Assange, Londra esclude qualunque «violazione dei diritti umani»

Dunque, due settimane: è il termine ultimo per chiudere il capitolo inglese della vicenda. Che oggi, aggiornata all’esame sia della Magistrates Court, sia dell’Alta Corte, ordina l’estradizione negli Stati Uniti. Una risoluzione conclusiva che, sempre in base a quanto ha dichiarato il portavoce del Ministero dell’Interno inglese, per Londra non risulta «incompatibile con i suoi diritti umani. Compreso il suo diritto a un processo equo e alla libertà di espressione».

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