Fugge anche il Rabbino capo di Mosca. Per non cedere alle pressioni di Putin e sostenere la guerra

8 Giu 2022 12:43 - di Lorenza Mariani
rabbino capo Mosca

Si allunga l’elenco dei dissidenti di Putin in fuga. Alla fine anche Pinchas Goldschmidt, il rabbino capo di Mosca, è fuggito dalla Russia e ha riparato in Ungheria, prima di arrivare in Israele. Secondo quanto ha denunciato su Twitter sua nuora, la giornalista Avital Chizhik-Goldschmidt, le autorità russe lo hanno sottoposto a lungo a pesanti pressioni perché l’uomo sostenesse, secondo le sue possibilità divulgative, una comunicazione incentrata a rilanciare «l’operazione speciale» in Ucraina. Il rabbino capo, però, non ha retto alle sollecitazioni divenute via via vere e proprie insistenze. Non ha retto all’onda d’urto delle sollecitazioni pressanti e ha optato, come altri dissidenti prima di lui, per la fuga, messa in atto nottetempo.

Il rabbino capo di Mosca fuggito dalla Russia

È sua nuora, una giornalista residente negli Stati Uniti, a svelare il dietro le quinte di una situazione divenuta per Pinchas Goldschmidt insostenibile. Evidentemente, per il massimo rappresentante della comunità ebraica prendere pubblicamente posizione a favore del conflitto in Ucraina significava scendere a patti con la propria coscienza. Rifiutarsi di farlo, invece, affrontare conseguenze ad alto rischio. Continuare ad evitare di farlo, anche. Fatto sta che la presa di posizione non è mai arrivata. Un gesto eclatante che, all’interno della comunità ebraica russa – e non solo – potrebbe scatenare importanti ripercussioni.

Il post della nuora che svela il retroscena della fuga

Così, in un drammatico post sui social la cronista, nuora del rabbino di capo di Mosca, ha spiegato motivazioni e contesto della decisione che l’uomo ha dovuto prendere. Frutto di un travaglio interiore indotto da pressioni divenute nel tempo insostenibili. «Posso finalmente condividere che i miei suoceri, il rabbino capo di Mosca e Dara Goldschmidt, sono stati sottoposti a pressioni da parte delle autorità per sostenere pubblicamente l'”operazione speciale” in Ucraina. E si sono rifiutati», leggiamo nel post di Avital Chizhik-Goldschmidt.

La denuncia: vessato da pesanti pressioni per sostenere la guerra

Una denuncia social che in calce aggiunge anche: «Sono fuggiti in Ungheria due settimane dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Ora sono in esilio dalla comunità che amano». Concludendo: «Prima sono fuggiti in Est Europa, raccogliendo fondi per i rifugiati. Poi a Gerusalemme». Oggi, gli echi della fuga del rabbino capo di Mosca deflagrano sul web. Mentre dal fronte dell’Ucraina, la cui invasione Goldschmidt non ha voluto sostenere e propagandare, da Severodonetsk a Lysychansk. continua a riecheggiare il boato delle esplosioni e l’orrore della guerra.

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