Russia, repressione spietata, ha il cappotto del nonno con scritto “no alla guerra”: arrestato in metro

31 Mar 2022 21:26 - di Prisca Righetti
cappotto

La repressione di Putin contro i russi dissidenti, contrari alla guerra, è sempre più stringente. L’ultima, inquietante dimostrazione arriva da Telegram, dove una ragazza russa ha postato la foto del suo fidanzato di spalle, prima che gli agenti lo arrestassero in metropolitana. La sua colpa? Indossava un cappotto del nonno, che risale alla seconda guerra mondiale, sulle cui spalle il giovane aveva scritto “No alla guerra”… La polizia russa, in servizio effettivo e permanente anti-protesta, di presidio anche nella metropolitana, non ci hanno pensato su due volte: neanche il tempo di uscire dal vagone del convoglio, che il ragazzo si è ritrovato fermato e arrestato.

Russia, la repressione contro i pacifisti è sempre più capillare e spietata

Il caso del ragazzo col cappotto arrestato in metro a San Pietroburgo è solo l’ultimo di una lunga serie di interventi repressivi mezzi in azione dal governo di Mosca. Il Tgcom24, nel segnalare la notizia divulgata dal sito locale Bumaga, riporta anche i dettagli della vicenda: e sono proprio i particolari a rivelare e accentuare la portata di sconcerto e indignazione che l’accompagnano. «Demyan Bespokoev, 20enne di San Pietroburgo – spiega il sito citato – ha girato per la città russa indossando un cappotto nero con una scritta contro la guerra in Ucraina».

San Pietroburgo, 20enne arrestato: indossava il cappotto del nonno con scritto “Ni alla guerra”

«Alla fermata Petrogradskaya, prima che venisse arrestato dalla polizia con l’accusa di aver screditato l’agire dell’esercito russo e di aver disobbedito a un poliziotto» la sua fidanzata lo fotografa di spalle, con la scritta sul cappotto in primo piano che recita: «Questo è il cappotto di mio nonno. Durante la Seconda guerra mondiale era un bambino affamato nei territori occupati. Perché eco inquietanti delle sue storie lontane risuonano ai miei tempi? Sono ferito e spaventato. Non voglio la guerra». Sono molti i russi a essere contrari a quella che Putin si ostina a chiamare “un’operazione militare speciale in Ucraina”. Tanti e sempre più organizzati…

Non solo scritte sul cappotto: la protesta passa per i cartellini dei prezzi

Come dimostra Telegram, dove da diversi giorni spuntano frequentemente proposte e iniziative di protesta. Articolate in modi sempre più creativi per dire no alla guerra. Una mobilitazione continua e sempre più incisiva, nonostante sia attenta a non cadere nelle maglie delle nuove norme “di sicurezza” che le autorità russe hanno aggiornato alla realtà bellica e ai dissidenti sempre più numerosi e attivi. Così i giovani russi, decisi a protestare ma anche intenzionati a evitare censura, repressione e carcere, si industriano come possono. Arrivando a escogitare forme di contestazione capillare e intelligente. E allora, dopo la trovata degli abiti neri indossati in segno di lutto e le scritte “No alla guerra” vergate su monete e banconote, arrivano i cartellini dei prezzi “riveduti e corretti”.

La protesta corre su Telegram… in modi sempre più “creativi”

Sono quelli che troviamo sui prodotti al banco del supermercato, incollati su barattoli e bottiglie. Ma anche i cartellini appesi alle etichette di abiti e cappotti per indicarne il prezzo. La protesta anche nei negozi insomma: con tanto di istruzioni sulle chat di Telegram per come stampare i nuovi prezzari con codice a barre e riferimenti in tutto e per tutto simili a quelli originali, da cui i pacifisti russi prendono spunto per ribadire il loro no alla guerra. E allora, come riferisce sempre il Tgcom24, sul social leggiamo: «Entrare nel supermercato con la mascherina. Muoversi tra gli scaffali senza dare nell’occhio. Fare piccoli acquisti senza usare le carte fedeltà». Questa è la direttiva per contestare cercando di evitare le manette. Questa l’ultima ingegnosa trovata per continuare a dire “Niet Voinye” (“No alla guerra“, appunto).

 

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