“C’eravamo tanto amati”. Letta e Salvini ripudiano le larghe intese: «Mai più insieme al governo»

4 Giu 2022 15:57 - di Francesca De Ambra
Letta

Da settimane su fronti opposti praticamente su tutto, Matteo Salvini e Enrico Letta su un punto la pensano allo stesso modo: mai più larghe intese. Addio, dunque, a questa riedizione 4.0 delle “convergenze parallele” immaginate, con approssimazione geometrica, da Aldo Moro in un’altra era della storia politica italiana. Sia chiaro, nell’immediato il governo Draghi non rischia nulla. Il problema, infatti, è il dopo-elezioni. E qui la posizione dei due leader combacia alla perfezione: questa in corso è l’ultima esperienza di governo in comune. Lo dicono con parole diverse («mai più insieme», Salvini; «non saremo più la protezione civile», Letta).

Calenda: «Lo dicevano anche prima»

Entrambi impegnati nel tour elettorale in vista delle comunali e del referendum sulla giustizia di domenica 12 giugno, i due leader tengono entrambi a scandire il concetto: mai più larghe intese. Sottolineatura che non convince Carlo Calenda. Il leader di Azione liquida con un categorico «sono tutte balle» le dichiarazioni di Letta e Salvini. «Anche prima di questa legislatura dicevano che non si sarebbero alleati con quelli con cui poi si sono alleati. Sono tutte fesserie per militarizzare il proprio elettorato», sostiene. Ma Calenda lo dice soprattutto perché il suo obiettivo è la creazione di un terzo polo funzionale ad avere Draghi nel dopo-Draghi: «Non vedo altre soluzioni», dice.

Letta e il Capitano invocano un esecutivo politico

Ma Letta, così come specularmente, sul fronte opposto, Salvini deve rassicurare il proprio elettorato: «Queste larghe intese con Salvini, con la Lega, con le destre, sono per noi qualcosa di eccezionale che non si ripeterà». E il leader leghista dice la stessa cosa. Ad entrambi, del resto, l’alleanza costa fatica (a Salvini anche i voti, almeno stando ai sondaggi»). Apposta il Capitano invoca il ritorno al governo politico. «Dopo il voto è necessario – spiega -, e il centrodestra deve presentarsi compatto e credibile all’appuntamento con le urne. Chi prenderà più voti avrà l’onore e l’onere di guidare la coalizione». In ogni caso, non è pentito del sostegno assicurato all’ex-presidente della Bce. «Così facendo – sostiene – abbiamo evitato aumenti di tasse su casa e risparmi, salvato la flat tax, riaperto l’Italia pur tra mille difficoltà». Contento lui…

 

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