Carbonizzato il giorno prima del processo: tutto quello che non torna nella morte del broker Bochicchio
La morte di Massimo Bochicchio rischia di diventare il giallo dell’estate: la sua moto è esplosa domenica mattina su via Salaria, in un tratto di strada dove il limite di velocità è 50 km orari. Il corpo è carbonizzato e servirà l’esame del Dna. Singolare combinazione, l’incidene è avvenuto alla vigilia del processo che lo vedeva come imputato per una truffa da centinaia di milioni di euro a numerosi risparmiatori, alcuni famosi, altri rimasti nell’anonimato.
Massimo Bochicchio, 56 anni, per molti il «broker dei vip» era accusato di aver truffato personaggi come Antonio Conte, Marcello Lippi, El Sharaawy. Ufficialmente risultano 34 persone truffate dal broker, ma l’elenco potrebbe essere molto più lungo perché in molti non hanno denunciato per non cadere nella rete delle indagini fiscali della Guardia di finanza. E chi ha molti soldi da nascondere al fisco non sempre è un personaggio famoso che ha risparmiato grazie a proventi leciti.
Il cognato di Bochicchio: “Se voleva ammazzarsi si buttava dal balcone”
Anche per questo motivo i dubbi sulla dinamica dell’incidente di domenica aumentano. Intorno alle 12, infatti, all’altezza del civico 875 di via Salaria, direzione Roma, il conducente avrebbe perso il controllo della moto Bmw lanciata in velocità finendo contro un muro. L’impatto ha causato un’esplosione e il rogo ha avvolto il guidatore mentre era ancora alla guida del mezzo. O è andata al contrario? La moto, dopo essere esplosa, è finita contro un muro? Le testimonianze, raccolte dagli agenti della polizia municipale, potrebbero rimescolare questa concatenazione di fatti. Restano gli interrogativi e anzi affiorano nuovi enigmi: Bochicchio era ancora agli arresti domiciliari.
Molti investitori non lo hanno denunciato: aveva gestito quasi 2 miliardi
«Era uscito perché beneficiava di un permesso giornaliero, mia sorella stava preparando il pranzo. Una domenica come tante poi abbiamo appreso la notizia». Risponde così al Messaggero Claudio Iacomelli, cognato di Massimo Bochicchio. «Sapeva portare le moto, probabilmente ha preso fuoco dopo l’impatto ma sulla strada non ci sono segni di frenata, forse ha avuto un malore o qualcuno l’ha stretto». Il cognato ha escluso l’ipotesi piuttosto cervellotica del suicidio. «No, avrebbe scelto un altro modo se avesse voluto farla finita. Ti butti dal quarto piano ma non ti schianti contro un muro».
Nei confronti di Massimo Bochicchio la Finanza aveva eseguito anche un sequestro preventivo per circa 70 milioni di euro. Il procedimento penale prendeva le mosse dalle denunce-querele presentate per truffa da diversi soggetti (professionisti, imprenditori, famosi atleti e procacciatori sportivi) accomunati dalla circostanza di disporre di ingenti somme di denaro da investire e dalla conoscenza dell’indagato. Tra i truffati professionisti della Capitale e anche di Montecarlo. Bochicchio era ricercato sia dalla giustizia italiana che quella britannica.. Lui stesso, intercettato il 28 luglio 2020, osservava che alcuni suoi clienti «Ci hanno un tallone d’Achille». Gli avevano cioè affidato capitali esteri nascosti al Fisco. Intercettato il 25 agosto 2020 affermava infatti di essere «arrivato a gestire un investimento di ben 1 miliardo e 800 milioni». E un miliardo di motivi per volerlo morto.