Calenda rovina la festa a Letta: «Non andrò mai nel suo “campo largo”. È come l’Unione di Prodi»

28 Giu 2022 20:52 - di Redazione
Calenda

Una vita da guastatore al posto di quella da mediano cantata la Luciano Ligabue. È quella che sembra aver scelto Carlo Calenda, deciso ormai ad incunearsi tra centrodestra e centrosinistra per separare – parole sue – i riformisti di entrambi gli schieramenti dai sovranisti (a destra) e dai populisti (a sinistra). Facile a dirsi, più difficile a farsi. Almeno fino a quando resisterà l’attuale Rosatellum elettorale con la sue robusta dose di collegi maggioritari. Eppure, nel “campo largo” vagheggiato da Letta ci sarebbe posto anche per la sua Azione.

Così Calenda su Repubblica.it

Ma Calenda è riluttante al limite dello sprezzo. «Io l’ho detto dal primo giorno – ricorda l’europarlamentare -. Qua c’è una situazione kafkiana: mi viene chiesto ogni giorno. Ma io da subito ho detto che non ne avrei fatto parte. E lo dico perchè se anche dovesse vincere quel campo largo governerebbe un mese e mezzo… Metto dentro tutti e faccio l’Unione di Prodi». Parole pronunciate dal leader di Azione in un forum organizzato da Metropolis su Repubblica.it. E che non mancheranno di creare una certa irritazione ai piani alti del Pd. Già, Letta si è messo in testa di allestire una grande alleanza con tutti dentro.

«Di Maio si è convertito? Non mi interessa»

Fosse per lui, la estenderebbe da Fratoianni a Brunetta, passando per Conte, Renzi e Di Maio, l’ex no-euro di recente approdato nell’affollatissimo club dei centristi. Citare il nome dell’ex-capo politico dei 5Stelle in presenza di Calenda è come agitare il drappo rosso davanti agli occhi di un toro. «Io non parlo con Di Maio. Ha disintegrato tutto quello che avevo fatto al Mise. Si è convertito? A me non mi interessa. Interessa al Pd», taglia corto Calenda. E non è tutto, perché l’incompatibilità che il leader di Azione intende evidenziare non è solo “antropologica” ma soprattutto programmatica. Si legge anche in tal senso l’annunciata mozione per l’inclusione dell’energia elettrica generata da centrali nucleari nel mix energetico italiano. Una novità che certamente non piacerà né a Letta né ai suoi compagni del “campo largo“.

 

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