Campo largo, Conte rovina la festa a Letta, rissa con Calenda: “Non ce lo voglio”. La replica: “Siamo d’accordo”

4 Apr 2022 13:25 - di Giulia Melodia
Conte Calenda

Calenda e Conte continuano a battibeccare e a darsele di santa ragione, sbarrando la strada al campo largo. Con buona pace di Letta che, travolto dai disordini interni allo stesso Pd, non riesce a stare dietro ai presunti alleati. Un tutto contro tutti che si allarga a macchia d’olio e che investe la sinistra in panne in cerca di consenso elettorale, sinergie e compromessi utili. E allora, in un gioco di specchi e rimandi, Giuseppe Conte continua a parlare a nuora perché suocera intenda, ribadendo anche oggi – in un’intervista a Repubblica di non volere come alleato Calenda. Il leader di Azione, risentitosi, replica attraverso l’Adnkronos al numero uno del Movimento 5 Stelle e rilancia: «Dice che non mi vuole come alleato? Bene, allora posso dire, ed è una delle prime volte nella storia che siamo d’accordo con un esponente del Movimento Cinque Stelle». E lo scontro mette in crisi il campo largo e acuisce i problemi del centrosinistra impaludato nei botta e risposta tra i due litigiosi capi partito.

Duro battibecco a distanza tra Conte e Calenda

Stavolta lo schiaffo parte da Giuseppi che, incassate le ingiurie che lo hanno investito negli ultimi giorni in merito alla posizione assunta – e poi in qualche modo ritrattata – sulle spese militari, prova a sferrare la controffensiva con un fallo fuori area di rigore. Tra vecchie ruggini e odierni dissapori, tutto ri-comincia da un’intervista che Conte ha rilasciato oggi a Repubblica, in cui il leader della mal ridotta galassia pentastellata sottolinea intenzionalmente il fatto che nessuno nel suo schieramento avrebbe mai invitato Calenda a far parte del polo “progressista”. Rimarcando nel merito: «Io lavoro per un campo progressista. Più che l’ampiezza mi sta a cuore la coesione di questo campo, perché non sono disponibile a prendere in giro i cittadini presentandomi alle elezioni con interpreti che sono in politica per difendere i loro propri interessi o rafforzare il predominio di élites economiche e sociali».

La stoccata di Conte colpisce anche Renzi: «Si specchia in un delirio narcisista»

Il messaggio è chiaro e la bordata altrettanto netta. Per quanto riferibile anche Renzi. Tanto che, lo stesso intervistatore rilancia: «Ce l’ha con Renzi e Calenda?». La domanda, per quanto sorta spontaneamente, offre al “Conte contro tutti”, in versione “vendicatore” neanche troppo mascherato, l’opportunità di colpire due piccioni con una fava. Tanto che la replica recita: «Lei lo dice. Per parte mia escludo di poter presentare una proposta politica insieme a chi, come Renzi, si specchia in un delirio narcisista e ha come priorità quella di fare affari in giro per il mondo. Quanto a Calenda vedo che ogni giorno continua a ripetere ossessivamente che non vuole venire in alleanza con il Movimento. Io però non dispero, confido che prima o poi qualcuno possa informarlo che nessuno del Movimento l’ha mai invitato».

La replica di Calenda a Conte: «Al suo posto mi concentrerei sulla figuraccia delle spese militari»

La risposta di Calenda non si fa attendere. «Fossi in Conte – commenta sarcastico l’ex ministro dello sviluppo economico – mi concentrerei di più su altre cose. Ad esempio sulla figuraccia fatta per la vicenda delle armi in Ucraina». Poi, non pago, il leader di Azione ribatte ancora: «Gli ricorderei infine – e conclude, almeno per il momento – che è stato presidente del Consiglio, e di non comportarsi come un Di Battista qualunque»… Insomma, la festa del campo largo è già rovinata. E al Pd, padrone di casa, non resta che prenderne atto. E scegliere da che parte stare.

Il vaso del campo largo è rotto: e Letta è chiamato a raccogliere i cocci…

Un monito che lo stesso Conte rilancia, dichiarando tra bastone e carota, sempre nell’intervista a Repubblica, che: «Con il Pd non è in discussione il dialogo e la possibilità di continuare a costruire un’alleanza progressista, ma non dobbiamo nasconderci il fatto che su un tema non secondario stiamo registrando una distanza di sensibilità che tende a cristallizzarsi quando il Pd derubrica una nostra profonda convinzione a questione meramente elettorale». Insomma, il vaso (di Pandora) si è rotto prima ancora di arrivare a comporsi. E Letta è chiamato a raccoglierne già i cocci…

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