Dalla Sardegna alla Sicilia balneari infuriati. E Salvini prende tempo: «Troveremo un accordo»

20 Mag 2022 14:01 - di Redazione
balneari

Dalla Sardegna alla Sicilia i balneari non ci stanno e chiedono garanzie. «In Sardegna abbiamo 1.800 chilometri di coste e solo nel 18% ci sono stabilimenti e concessioni: perché non intervengono su quell’82% libero anziché sull’esistente?». Danilo Cacciuto, titolare del Villaggio 88, stabilimento sul litorale di Nora (Città metropolitana di Cagliari), spiega all’Adnkronos le sue perplessità sul Ddl concorrenza e l’intervento del governo Draghi sulle concessioni balneari. «Non riesco a capire il significato – commenta –. Non capisco la ragione per cui uno che si è inventato un’azienda e ha fatto tutta la vita questo mestiere ora debba veder subentrare al suo posto un’altra persona. È assurdo volerci sostituire». Le circa mille imprese sarde che lavorano nelle concessioni balneari sono quasi tutte a gestione familiare e perdere gli spazi in riva al mare sarebbe un duro colpo.

I balneari del Sud della Sardegna

«In tanti abbiamo acceso mutui e fatto investimenti perché con la legge 145 del 2018, ancora in vigore, ci hanno detto che potevamo lavorare – spiega Cacciuto, che è presidente per il Sud Sardegna del Sib, il sindacato dei balneari di Confcommercio –. Io ho fatto fideiussione al 2033 e adesso lo Stato cambia le regole in corsa e ci distrugge». I balneari non sopportano l’etichetta di essere quelli che col minimo sforzo incassano il massimo.

«Se il problema fosse economico, saremmo disposti a pagare una concessione più alta – annuncia – ma siamo le uniche aziende turistiche che pagano il 22% di Iva: se un cliente paga 30 euro per l’ombrellone, lo Stato incassa 7 euro subito. Su quei 23 restanti ci pago tasse come Tari e Imu. Siamo anche gli unici a non chiedere contributi di nessun tipo: in caso di mareggiata non siamo risarciti». Dalle piccole iniziative coi primi ombrelloni si è arrivati a un fronte caldo del turismo. «Ci siamo inventati un lavoro – conclude Cacciuto –. Ora rischiamo di restare tagliati fuori e di doverci reinventare nel mondo del lavoro, a più di 50 anni».

I balneari siciliani: «In attesa del test definitivo, poi trarremo le conseguenze»

Sul piede di guerra anche il Sib, sindacato italiano balneari per la Sicilia. «Siamo in attesa di avere il testo definitivo e poi la categoria ne trarrà le giuste conseguenze. Il punto è che dopo una vita che si crea indotto, bisogna quantomeno tutelare le piccole e medie imprese evitando di distruggere un tessuto ed una esperienza che è cresciuta e maturata in decine di anni creando un indotto così grande che è quello del servizio della balneazione». Lo afferma all’Adnkronos il Presidente del Sib, Ignazio Ragusa.

«Se tutto questo non venisse salvaguardato – osserva Ragusa – per l’Italia sarebbe una grave perdita. Oggi tocca ai balneari, domani magari a tutte quelle attività che lavorano sul suolo pubblico». «Abbiamo sentito molti che ci hanno sostenuto – aggiunge – hanno compreso quali sono le problematiche e l’argomento, dunque, è molto conosciuto».

Salvini: «Troveremo un accordo come sul catasto»

Una situazione che rischia di esplodere se non vengono trovati correttivi al dl concorrenza. La tensione nella maggioranza è altissima. Matteo Salvini, ai microfoni di Radio 24-Il Sole 24 ore promette: «Troveremo un accordo come abbiamo fatto sul catasto». «Ricorderete articoli e articoli di giornale, settimane di tensione – ha aggiunto il leader del Carroccio. – La Lega, con il centrodestra, ma penso con la maggioranza degli italiani, voleva eliminare dalla riforma fiscale l’ipotesi di aumento di tasse sulla casa, che sarebbe disastroso sui risparmi, e dopo un po’ di lavoro ce l’abbiamo fatta e quindi non c’è il temuto aumento della tassa sulla casa».

«Sui balneari – ha chiarito Salvini – significa riconoscere gli investimenti fatti e la fatica fatta in questi anni ai piccoli imprenditori, che sono trentamila, e quindi riconoscere un indennizzo qualora nella loro spiaggia subentri qualcun altro e dare il diritto di prelazione ai piccolini a continuare a fare il loro lavoro. Ma penso che l’accordo sia a portata di mano».

 

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