Bolkestein, balneari sul piede di guerra: oltre 27mila famiglie rischiano di finire in strada

23 Feb 2022 13:39 - di Redazione

Allarme dai balneari per l’entrata in vigore della direttiva Bolkestein.  Sono circa 27mila le concessioni balneari in Italia. Per un totale di 19,2 milioni di metri quadrati di spiaggia. E  un incasso per lo Stato di 103 milioni di euro. “Ma dal 1 gennaio 2024 dovrà tutto cambiare, in virtù principalmente del libero mercato”. Lo sottolinea il sindacato Unsic in una nota che denuncia la preoccupazioni per le conseguenze della direttiva europea. Contrastata con ogni mezzo da Fratelli d’Italia che ne chiede la revisione. Bruxelles pretende di mettere il cappio all’Italia in assenza di equità e reciprocità nella concorrenza con gli altri paesi Ue.

Bolkestein, i balneari: 27mila famiglia a rischio

“Con l’avvicinarsi di questa scadenza la questione diventerà sempre più esplosiva”, dicono i sindacati. “Ci sono almeno 27mila famiglie  (ma in realtà sono molte di più) che rischiano di vedere scomparire da un giorno all’altro il proprio business. Che complessivamente è stimato in non meno di due miliardi di euro. Di cui lo Stato riceve appena il 5 per cento”.

I sindacati chiedono risposte a tutela delle piccole aziende

“Lontani da tentazioni protezionistiche”, continua la nota dell’Unsic. “Va però evidenziato che la problematica è molto impattante. Perché coinvolge un numero rilevante di piccole aziende. Molte a carattere familiare. Ovviamente concordiamo sulla necessità di un moderno mercato europeo dei servizi. Con tutte le garanzie del caso. Ma per costruirlo occorrono modelli virtuosi. Come ad esempio quello adottato da anni dai francesi. Concessioni a 12 anni. Criteri ecologicamente sostenibili con strutture smantellabili. Attenzione per i disabili”.

Garantire il diritto di prelazione ai titolari storici

Insomma, da una parte occorre superare la giungla che si è trascinata per anni. Finora l’Italia ha soltanto prorogato l’esistente. Da  qui le procedure d’infrazione. Ma nel contempo è necessario che ai titolari storici delle concessioni sia assicurato un diritto di prelazione. Per non lasciare migliaia di famiglia in mezzo a una strada.  Per il presidente del sindacato Unsic il problema è  principalmente giuridico. “Manca un’armonizzazione tra le diverse legislazioni nazionali. Che la direttiva non ha il potere di imporre. Ci vuole quindi innanzitutto una legge che recepisca la direttiva. Esiste un disegno di legge, tuttora piuttosto scarno”.

No a liberalizzazioni selvagge e ideologiche

Poi – prosegue Domenico Mamone – c’è il punto chiave dell’indennizzo “Previsto in legge, garantirà la ‘buonuscita’ di coloro che rinunciano o perdono la concessione. Occorrerà accompagnare il disegno di legge per arricchirlo. Tenendo conto di alcuni punti fermi. La tutela delle piccole aziende e delle aziende a conduzione familiare e la difesa dei modelli locali. “Che possono essere aggiornati ma non cassati per un modello astratto di liberalizzazioni e concorrenza Che appare ideologico e sprezzante delle tradizioni e della cultura locale”. Il Parlamento è avvisato.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *