Champions League, il ministro francese: «Il caos? Colpa dei tifosi inglesi». Ma se fosse capitato qui…
Bisogna comprenderli, i francesi: saranno anche nostri cugini, ma da qui a passare per italiens ce ne passa. La sola idea li atterrisce. E questo spiega perché poco fa il ministro dell’Interno Gérald Darmanin abbia avvertito la necessità di ribadire che la responsabilità degli incidenti davanti allo Stade de France, prima della finale di Champions League di sabato scorso tra Real Madrid e Liverpool, è tutta dei tifosi Reds. «Da 30 a 40mila sostenitori inglesi – ha precisato – sono entrati allo stadio senza biglietto o con biglietti falsi». Che dire? Non bisogna necessariamente essere discendenti di Emilio Salgari per immaginare le reazioni dei nostri partner Ue, se identica prova di disorganizzazione l’avessero fornita le autorità italiane.
Darmanin ha accusato i sostenitori del Liverpool
Come minimo si sarebbero sprecati commenti, frizzi e lazzi per dipingerci come i soliti superficiali improvvisatori, imbattibili solo quando si tratta di rimediare figure di palta. Trattandosi della Francia, invece, le reazioni sono risultate molto più contenute, quasi non pervenute. Eppure c’era tanto contesto nostrano nella concatenazione di quegli eventi: lo sciopero dei trasporti nella serata clou della Champions League, i bagarini, il 70 per cento di hooligan munito di biglietto contraffatto che però riesce a superare «il primo filtraggio». Infine, ciliegina sulla torta, l’abbondante mezz’ora di ritardo che ha preceduto il calcio d’inizio del match più atteso della stagione. Solo un tipo incontentabile avrebbe preteso anche un sorso del famoso amaro della pubblicità per godere il “meglio della vita”.
Ma la Champions League merita altra attenzione
Ironie a parte, e concesse alla Francia le dovuto attenuanti per aver organizzato in tre mesi la finale precedentemente assegnata alla Russia, questa volta possiamo tirare un sospiro di sollievo. La disorganizzazione è tutta made in France mentre ad affrontarsi, in campo e sugli spalti, erano spagnoli e inglesi come ai tempi delle battaglie navali della prima regina Elisabetta tra la Invencible Armada e gli agili vascelli corsari di sir Francis Drake. Nessun italiano, dunque, se non quello seduto sulla panchina del Real: Carlo Ancellotti. È la quarta volta che una squadra da lui allenata alza al cielo la Champions League. Un record. Ma questa volta, grazie a lui, abbiamo vinto un po’ anche noi.