Open Arms, Salvini: «Se tutti i testi sono così abbiamo già vinto. Nessun elemento a mio carico»
«Se i testi fossero tutti così abbiamo già vinto…». Lo ha detto Matteo Salvini durante una pausa del processo Open Arms che si sta svolgendo all’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. «Non c’è un solo elemento a mio carico, fino ad ora», ha aggiunto l’ex ministro dell’Interno, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per il caso Open Arms.
Opern Arms, il capitano: «Terroristi a bordo? Non ci siamo mai sentiti minacciati»
«Dall’1 al 20 agosto 2019 vi fu segnalata la presenza di terroristi o persone pericolose a bordo?», ha chiesto la pm Marzia Sabella al capitano di Open Arms Marc Reig Creus. «Se ci fossero terroristi a bordo non lo sappiamo – ha replicato il capitano spagnolo come riporta l’Adnkronos – mai ci siamo sentiti minacciati a bordo. In quei venti giorni è successo un po’ di tutto, persone che si sono gettate in acqua per la disperazione e per l’incertezza della situazione».
«Prima di dirigermi in Spagna aspettavo le risposte»
Come riporta sempre l’Adnkronos, alla domanda della pm Marzia Sabella, “visto il divieto di ingresso avete mai valutato la possibilità di andare in Spagna?”, il capitano ha replicato: «Eravamo in attesa di una risposta». Anche il presidente del Tribunale Roberto Murgia, è intervenuto e ha chiesto: «Non avete ipotizzato la possibilità di andare in Spagna?». Ecco la risposta del capitano: «Prima di dirigermi in Spagna aspettavo le risposte negative da Malta, Italia, Grecia e Francia».
Open Arms, il capitano: «Malta ci ha dato solo assistenza medica»
Il capitano nel corso della sua testimonianza ha raccontato che «le autorità maltesi non ci hanno mai dato un porto sicuro, ci hanno solo dato assistenza medica, ma mai un Pos». Rispondendo alle domande della Procuratrice aggiunta di Palermo Marzia Sabella, il capitano spagnolo, grazie all’aiuto di un traduttore, ha spiegato di avere “partecipato a diverse operazioni di salvataggio” negli ultimi anni. «Già nel 2015 ero primo ufficiale della Dignity, una nave di Medici senza frontiere. Ho preso parte a numerose operazioni di salvataggio, ma non so quantificarlo», ha detto.
Poi, alla domanda se ha mai ricevuto indicazioni di Pos, cioè di un porto sicuro, da parte dell’Italia “prima della vicenda avvenuta nell’agosto 2019”, ha replicato: «In quasi tutte le occasioni l’Italia ha concesso il porto sicuro, sia in Sicilia che in Sud Italia». «Dopo agosto 2019 è capitato di ricevere ancora il Pos?», ha chiesto Sabella e il capitano ha risposto: “Sì”.
«Non eravamo in condizione di arrivare fino in Spagna»
Proseguendo la sua deposizione, come riporta sempre l’Adnkronos, il capitano ha poi aggiunto: «Il 18 agosto 2019 le autorità spagnole ci offrirono di puntare verso il porto spagnolo di Algeciras ma noi non eravamo in condizione di arrivare fino in Spagna. Ci volevano otto giorni. I migranti a bordo stavano male psicologicamente e fisicamente. Ed eravamo ad appena 700 metri da Lampedusa». «Non potevamo navigare neppure per un’altra ora, eravamo stremati – ha detto ancora Creus – Quindi abbiamo chiesto di entrare nel porto di Lampedusa per poi eventualmente portare in Spagna i migranti soccorsi».
La difesa di Salvini: «Per testi migranti in stato discreto, potevano andare in Spagna»
«Nessun migrante a bordo della Open Arms era stato ricoverato una volta ricevuto il via libera allo sbarco in Sicilia, le loro condizioni erano infatti “discrete” tanto che non era possibile escludere l’eventualità di un ulteriore viaggio verso la Spagna». Lo ha sottolineato la difesa di Matteo Salvini, come riporta l’Adnkronos, dopo le testimonianze di Vincenzo Asaro, dirigente dell’Asp di Agrigento salito a bordo nell’agosto 2019 e della dottoressa Cristina Camilleri (Responsabile Cta Dipartimento salute mentale di Agrigento). Entrambi i testimoni sono stati chiamati dall’accusa. «Va rimarcato che la Open Arms aveva rifiutato di sbarcare 39 persone a Malta e che i governi di Madrid e Roma avevano già dato disponibilità per mettere a disposizione navi alternative per facilitare la navigazione verso la Spagna», sottolineano dalla difesa del leader leghista, rappresentata dall’avvocato Giulia Bongiorno.
Open Arms, cosa ha detto Giulia Bongiorno
E poi la Bongiorno ha rimarcato ancora. «L’ex prefetto di Agrigento, Dario Caputo, ha confermato la preoccupazione del procuratore Luigi Patronaggio per la possibile presenza sulle navi di persone pericolose (per esempio terroristi), sottolineando che con la SeaWatch3 di Carola Rackete erano arrivati in Italia almeno due soggetti accusati di aver commesso torture in Libia». «Il prefetto Caputo ha anche sottolineato che lo sbarco a Lampedusa dei migranti a bordo di Open Arms avrebbe provocato il sovraffollamento dell’hotspot».