Mariupol, ultimatum scaduto: tutto tace. Ma la vice-sindaca russa: “Qui il 9 maggio la parata della vittoria”

20 Apr 2022 17:40 - di Lorenza Mariani
Mariupol

Mariupol continua a resistere, ma la città non esiste più. Le devastazioni dei bombardamenti e l’assedio delle truppe russe, concentrate sull’acciaieria rifugio degli ucraini asserragliati al suo interno, sono gli ultimi atti di una tragedia che la vice sindaca dell’amministrazione russa della città, Victoria Kalacheva, trasforma addirittura in farsa. Annunciando: «A Mariupol il 9 maggio terrà la Parata della vittoria. Avrà luogo certamente – ha affermato, citata dalla Tass –. Gli abitanti non vedono l’ora di partecipare a questo evento»… Nel frattempo, però, il nuovo ultimatum della Russia agli ultimi difensori di Mariupol, scaduto alle 14 ora locale, è passato senza alcun segnale di resa delle forze ucraine asserragliate nell’acciaieria Azovstal.

Mariupol, ultimatum scaduto: nessun segnale di resa

Ultimatum scaduto e tutto tace ancora. Lo sottolineano il Guardian e la Bbc. Il nuovo ultimatum, che il ministero della Difesa russo aveva intimato nelle scorse ore, sembra passato sotto silenzio. Mosca aveva “offerto” all’Ucraina la possibilità di «smettere di combattere e deporre le armi» dalle 14 di oggi, ora di Mosca (le 13 in Italia). Secondo quanto ha affermato il consigliere del sindaco di Mariupol, Petro Andryushchenko, i militari russi minaccerebbero di fucilare coloro che non vogliono mettersi il nastro bianco al braccio. «Gli occupanti – ha detto – dalle proposte “morbide” rivolte ai civili di indossare nastri bianchi in segno di “distinzione”, sono passati alle minacce dirette di aprire il fuoco su chiunque si troverà in strada senza tali segni distintivi».

Comandante ucraino: «Vogliamo garanzie da altri Paesi per l’evacuazione per soldati e cittadini»

Ma a Mariupol, nessuno si fida dei russi. Anche perché, intanto, la città – a quanto denunciano i militari ucraini – è sotto bombardamento «costante» da parte delle forze russe. Lo ha detto alla Cnn, in particolare, il maggiore Serhiy Volyna, della 36esima brigata marina, comandante delle truppe ucraine asserragliate nell’acciaieria Azovstal. «Chiediamo la procedura di evacuazione per i soldati e i cittadini», ha detto Volyna. «Abbiamo bisogno del sostegno internazionale. Ci sono ancora centinaia di civili qui. Non ci fidiamo dei russi, abbiamo bisogno di garanzie di altri Paesi. Mariupol può ancora essere salvata», ha affermato.

Negoziati, il monito di Mosca: «Kiev cerchi accordi realistici»

Intanto, sembra che sottotraccia si continui a parlare di “negoziati“. Ma se vuole che siano costruttivi – ammonisce Mosca – Kiev «deve cominciare a cercare accordi realistici», ha detto il ministero degli Esteri di Mosca, citato dalla Tass. on solo. La Russia fa sapere di aver consegnato all’Ucraina la “bozza” di un documento «che include formulazioni assolutamente chiare» nell’ambito del processo legato ai negoziati. Lo ha annunciato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, nel corso di un punto stampa, in cui ha sostenuto: «Quindi la palla è nel loro campo. E stiamo aspettando una risposta».

Le devastazioni di Mariupol e il massacro di Bucha pesano sui “colloqui”…

La scorsa domenica il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, aveva reso noto che «nelle recenti settimane non vi era stato nessun contatto con diplomatici russi a livello di ministeri degli Esteri». Aggiungendo anche che: «Gli unici contatti sono quelli dei team negoziali, che comprendono rappresentanti di diverse istituzioni e membri del Parlamento. Loro continuano le loro consultazioni a livello di esperti. Ma non c’è stato nessun colloquio ad alto livello», ha affermato Kuleba. Sottolineando che la situazione «terribile» di Mariupol «può essere una linea rossa nei negoziati». Ma a pesare sui colloqui, c’è anche il massacro di Bucha, la cittadina alle porte di Kiev dove sono stati trovati centinaia di corpi di civili uccisi durante l’occupazione russa

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