Il lavoro e le sfide del dopo pandemia, la cultura partecipativa come “strategia d’azione”
L’Idea partecipativa ha radici profonde, che affondano nel Sindacalismo “teorico”, d’impronta nazional-rivoluzionaria, nella Dottrina Sociale della Chiesa, nel mazzinianesimo, fino a diventare norma costituzionale, purtroppo inapplicata.
Non si tratta però solo di una visione “dottrinaria”, per quanto alta e nobile. Sul piano pratico la partecipazione appare, oggi, in una fase di cambiamenti epocali, legati alla rivoluzione tecnologica e alle sfide del dopo pandemia, come un essenziale elemento di promozione sociale, attraverso la trasformazione del rapporto di lavoro da un rapporto di scambio di opere contro mercede ad un rapporto di associazione tra il lavoratore e l’impresa, e di “buon governo” delle aziende.
Proprio per la sua attualità l’Idea partecipativa sta attraversando un’importante stagione, caratterizzata da un rinnovato interesse a livello politico e sindacale, da una significativa produzione di studi aggiornati, da iniziative di divulgazione realizzate da una giovane pattuglia di ricercatori.
Per le edizioni Eclettica di Alessandro Amorese si preannuncia l’uscita della rivista “Partecipazione”, sotto l’egida dell’Ispa (Istituto Stato e Partecipazione), presieduto da Francesco Carlesi, con un primo numero significativamente dedicato a “Lavoro e cogestione oltre la crisi”. Lo stesso Ispa cura, sempre per Eclettica, una collana dedicata alle tematiche partecipative, impegnata a declinare, in un’ottica multidisciplinare, economia, diritto, sociologia, geopolitica.
Da tempo opera, con un proprio sito, Mitbestimmung , originale Osservatorio impegnato a mantenere attuale il dibattito sulla partecipazione dei lavoratori all’impresa, raccogliendo news, contributi di pensiero e interviste ai protagonisti del mondo del lavoro.
E poi ovviamente c’è l’Ugl, erede della Cisnal, votata dalle origini (1950) a farsi paladina, a livello sindacale, del modello partecipativo, quale strumento di sviluppo economico e di promozione e giustizia sociale.
“Ancor di più nel periodo contemporaneo – come sottolinea il Segretario Generale Paolo Capone, nella prefazione al recente saggio Partecipazione. Il lavoro e le sfide del dopo pandemia di Augusto Cocchioni – con la globalizzazione la fondatezza dell’idea partecipativa si è dimostrata valida. Si tratta, infatti, di una concezione che rivendica il legame fra impresa, lavoro e territorio e che quindi costituisce un vero e proprio antidoto rispetto alle crisi aziendali, alle delocalizzazioni, al dumping sociale, che tanto hanno penalizzato i lavoratori del mondo occidentale, poiché realizza una corresponsabilizzazione reciproca fra imprenditori e dipendenti”.
Il libro di Cocchioni (Partecipazione. Il lavoro e le sfide del dopo pandemia, pagg. 134, Edizioni Sindacali, Euro 10,00) tecnico e studioso delle dinamiche della creazione di valore nelle aziende e della partecipazione quale nuova frontiera della responsabilità sociale e della sostenibilità d’impresa, è una vera e propria guida, in grado di fissare i punti cardine delle tematiche partecipative, con particolare attenzione agli aspetti applicativi, senza però rinunciare ad una critica nei confronti di una cultura d’impresa impegnata, negli ultimi decenni, a generare unicamente profitti per gli azionisti, escludendo qualsiasi altro ruolo e responsabilità sociale. Fino al punto da ristrutturare le aziende in un’ottica “finanziaria”, sostituendo i costi fissi con quelli variabili e attuando strategie a corto raggio. Con il risultato di comprimere le retribuzioni e di ridurre la domanda di lavoro, svincolando le funzioni sociali legate al territorio.
Rispetto a questo quadro di crisi, aggravato, negli ultimi anni, dalla pandemia, Cocchioni analizza le principali definizioni di “partecipazione” (informale e istituzionale; diretta ed indiretta; economica e finanziaria; strategica, organizzativa e operativa; extra aziendale e interna), espone la normativa di riferimento dell’ordinamento europeo ed italiano, analizza i possibili risvolti applicativi nelle piccole imprese ed i vantaggi che si raggiungono applicando il modello partecipativo.
Al fondo del saggio Partecipazione. Il lavoro e le sfide del dopo pandemia c’è l’idea di una vera e propria strategia d’azione finalizzata a divulgare la cultura partecipativa, fino ad arrivare a creare – scrive l’autore – “una generazione di imprenditori e di lavoratori che conosca, abbia a cuore e faccia propri questi valori in modo che, partendo dall’azienda e dal lavoro, riescano a permeare e condizionare l’intera società. Solo così si può generare un concetto nuovo di fare impresa e di prestare il proprio lavoro, che guardi avanti e superi questa fase storica ormai giunta a maturazione e probabilmente al declino”.
Si tratta di un progetto ambizioso che ha i tratti di una vera e propria “rivoluzione culturale e sociale” di portata europea, vero e proprio “manifesto” d’intenti da divulgare a livello europeo (non a caso il saggio è tradotto in inglese, francese e spagnolo). E’ la riprova che, nella misura in cui il Vecchio Continente voglia ritrovare una nuova centralità a livello geopolitico, culturale e sociale, l’idea partecipativa ne può diventare uno dei pilastri essenziali. Bisogna crederci e lavorare convintamente per la sua realizzazione. Con lo sguardo rivolto all’avvenire, ma ben consapevoli della sfida in atto, delle forze in campo, degli interessi in gioco. “Attrezzandosi”, con una strategia d’azione e comunicazione, di conseguenza.