Ucraina, l’Onu a Mosca: «Non punite la giornalista che ha protestato contro la guerra»

15 Mar 2022 15:29 - di Redazione
Onu

Nessuna ritorsione e quindi nessuna punizione verso Marina Ovsyannikova, la giornalista che ha interrotto il telegiornale della televisione pubblica russa con una protesta anti guerra. Ad intimare l’altolà al Cremlino è Ravina Shamdasani, portavoce Onu per i diritti umani. Una richiesta pressante che serve soprattutto alle Nazioni Unite anche per capire quanta effettiva libertà sia davvero rimasta nella Russia di Putin. «Le autorità russe – ha spiegato la Shamdasani – devono garantire che la giornalista non debba affrontare nessuna punizione per aver esercitato il suo diritto alla libertà di espressione».

La Shamdasani è portavoce Onu per i diritti umani

Le parole della portavoce dell’Onu per i diritti umani arrivano dopo che le autorità di Mosca hanno bollato come atto di «teppismo» la protesta della Ovsyannikova, tratta in arresto subito dopo il suo gesto. Dal canto suo, il legale della donna ha fatto sapere di non essere ancora riuscito a mettersi in contatto con la sua cliente. Una precisazione, questa dell’avvocato, che certamente non ispira ottimismo. Le misure di sicurezza disposte dal Cremlino subito dopo l’invasione dell’Ucraina rappresentano infatti molto più di un giro di vite sulle libertà dei cittadini russi. Sono vere e proprie misure di guerra. Chi protesta rischia fino a 15 anni di carcere.

Marina Ovsyannikova rischia 15 anni di carcere

E quella della Ovsyannikova è stata una contestazione tanto coraggiosa quanto clamorosa. Non è da tutti interrompere un tiggì di un Paese in guerra. «Fermate la guerra, non credete alla propaganda e alla bugie che vi dicono qui», recitava il cartello mostrato dalla giornalista durante la sua irruzione negli studi televisivi mentre andava in onda il telegiornale. «Russi contro la guerra», si leggeva in fondo, in inglese. Uno “scherzo” che Putin e i suoi generali potrebbero considerare alla stregua di un sabotaggio o, peggio, di un tradimento della patria in armi. L’iniziativa dell’Onu è dunque appropriata e tempestiva. C’è solo da sperare che non cada nel vuoto come gli appelli alla pace.

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