Ucraina: aperti i corridoi umanitari a Sumy, ma Kiev temi colpi bassi della Russia

Dovrebbero restare aperti fino alle 21 ucraine (20 ora italiana) i corridoi umanitari che si sono aperti stamattina a Sumy, in direzione della città dell’Ucraina centrale Poltava. Per ora le operazioni, iniziate alle 9 ora di Kiev, procedono, come confermato dal ministro ucraino per l’Integrazione dei territori occupati, Iryna Vereschurk, che ha spiegato che l’accordo è stato concordato dal ministero della Difesa russo anche con la Croce rossa. «Tuttavia – ha aggiunto la rappresentante del governo ucraino – abbiamo già informazioni che la Federazione Russa si starebbe preparando a lanciare provocazioni e a non rispettare l’itinerario stabilito».
Kiev: «La Russia rispetti i corridoi umanitari»
Per questo, ha aggiunto Vereschurk, «chiediamo alla Federazione Russa di rispettare gli accordi. Il corridoio è fatto per portare via i civili, tra cui anche gli studenti indiani e cinesi, e prevede anche la consegna in zona di medicinali e prodotti alimentari». Kiev, inoltre, ha chiesto alla Russia di «concordare altri corridoi umanitari in Ucraina», dopo quello di Sumy. Intanto dall’Oms arriva un appello a garantire «a tutti coloro che stanno cercando rifugio, compresi gli stranieri che risiedono in Ucraina, che si possano muovere in tutta Europa». Secondo l’Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati dal 24 febbraio, cioè da quando è iniziata l’invasione russa, «oltre 1,7 milioni di persone, la stragrande maggioranza donne e bambini, hanno lasciato l’Ucraina», ha ricordato Hans Kluge, direttore dell’Ufficio regionale dell’Oms per l’Europa, durante un briefing dedicato all’emergenza in Ucraina.
LEGGI ANCHE
L’Oms: «Garantire la circolazione in Europa a tutti i rifugiati»
«Una priorità dell’Oms – ha chiarito – è garantire che i Paesi vicini dispongano delle infrastrutture e delle competenze in atto per soddisfare le urgenti esigenze sanitarie di coloro che arrivano». Kluge, quindi, ha spiegato che team di esperti Oms sono arrivati in Ungheria, Polonia, Moldavia e Romania e che si lavora in coordinamento con i governi e le autorità locali e i partner sanitari per «valutare le esigenze dei rifugiati in arrivo» ai confini e «costruire la capacità del sistema sanitario di accogliere un gran numero di persone, garantendo loro l’accesso ai servizi».
ARTICOLI CORRELATI

Ora Putin deve guardarsi le spalle. "La guardia nazionale potrebbe non bastare in caso di rivolta"
