Scandalo rifiuti a Torino, 33 indagati per traffico illecito, sequestrati beni per oltre 270 milioni
Militari della Guardia di Finanza di Torino hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 33 persone. Indagate per appartenere a tre distinte associazioni a delinquere finalizzate al traffico illecito di rifiuti metallici. E all’emissione ed utilizzo di documenti attestanti operazioni inesistenti.
Rifiuti, indagate 33 persone per traffico illecito
Nell’ambito dell’inchiesta “Ferromat” sono state eseguite oltre 50 perquisizioni nei confronti di persone fisiche e aziende. Le Fiamme Gialle hanno anche sequestrato otto società operanti nel settore del commercio di rottami metallici. E di beni per oltre 270 milioni di euro, tra cui disponibilità finanziarie, immobili, veicoli e quote societarie.
Sequestrati beni per oltre 270 milioni di euro
L’attività, a cui hanno preso parte 300 finanzieri, ha preso avvio dal sequestro, nel febbraio 2018, di denaro contante a carico di due soggetti di nazionalità italiana. Uno dei quali titolare di una ditta individuale. Che operava nel settore del commercio dei rottami. Le successive indagini, coordinate dalla Procura di Torino, mediante accertamenti bancari, segnalazioni di operazioni sospette, e intercettazioni telefoniche, hanno consentito di acquisire elementi che hanno fatto ipotizzare l’esistenza di gruppi attivi fin dal 2015. E tuttora operanti, anche all’estero.
Documentazione falsa e reati fiscali
Gli indagati avrebbero predisposto documentazione fiscale e amministrativa falsa. Per ‘regolarizzare’ ingenti quantitativi di rifiuti destinati a società di capitali ‘utilizzatrici’. Con sede in Piemonte e Lombardia. In particolare, sarebbe stata occultata la reale provenienza dei rifiuti. E quindi la corretta tracciabilità della filiera di produzione, di recupero e smaltimento. Tramite società ‘filtro’ e ditte individuali ‘cartiere’ situate anche in Germania. Con il supporto di una fitta rete di soggetti ‘prestanome’, secondo gli investigatori, le organizzazioni illecite avrebbero potuto introdurre nel regolare commercio dei rottami ferrosi rifiuti metallici acquistati in nero. E privi dei requisiti di conformità e tracciabilità previsti dalla legislazione europea. La falsa documentazione avrebbe anche consentito agli imprenditori di dedurre costi ‘in nero’. Commettendo anche reati fiscali.