Mattarella all’Anpi: «In Ucraina i valori della Resistenza». Ma non condanna il comunismo

24 Mar 2022 10:12 - di Valerio Falerni
Mattarella

Si apre oggi a Riccione il 17° congresso dell’Anpi, l’associazione partigiani italiani praticamente sopravvissuta ai suoi fondatori (la dirige il pensionato Gianfranco Pagliarurlo, nato dopo la guerra). Il protocollo prevede l’accorato messaggio del Presidente della Repubblica. Che arriva infatti di buon mattino. «L’ingiustificabile aggressione al popolo ucraino di cui si è resa responsabile la Federazione russa – scrive Mattarella – colpisce le fondamenta della democrazia, rigenerata dalla lotta al nazifascismo, dall’affermazione dei valori della Liberazione combattuta dai movimenti europei di Resistenza». La solita solfa. Spiace rilevarlo, ma il capo dello Stato ha perso una buona occasione per dare prova di aver aggiornato il proprio armamentario alla luce dei tragici fatti in corso in Ucraina.

Mattarella ricorda solo il «nazifascismo»

Innanzitutto perché rispetto a Putin proprio l’Anpi ha riproposto l’inquietante ambiguità dei “né né sfoggiata dalla peggiore sinistra italiana al tempo del terrorismo rosso; e poi perché la guerra ad Est avrebbe douto imporgli una riflessione non conforme sulla Seconda guerra mondiale e sul ruolo che vi ha avuto l’Unione Sovietica, patria del comunismo internazionale. Non per par condicio tra opposti totalitarismi, ma per rispetto della verità storica. Parlare infatti di «democrazia rigenerata dalla lotta al nazifascismo», per giunta mentre la Russia ingoia parte dell’Ucraina equivale a nascondere la polvere sotto il tappeto. E ad omettere che per metà Europa la sconfitta del nazismo non è affatto coincisa con la conquista della libertà. Polacchi, estoni, cechi, slovacchi, bulgari, romeni, ungheresi, tedeschi orientali, lituani, lettoni e ucraini hanno dovuto aspettare altro mezzo secolo di dittatura comunista prima di dotarsi di libere istituzioni.

La democrazia si difende con la verità

C’è qualcuno in grado di confutare questa ricostruzione storica? Difficile. E allora perché Mattarella non l’ha detto? Forse per omaggio alla specificità del comunismo italiano? Ma non facciamo ridere: il Pci era agli ordini di Mosca come tutti i partiti comunisti dell’Occidente. Era di certo il più attrezzato culturalmente, di gran lunga il più organizzato e più intelligente, ma questo non lo esonerava dal battere i tacchi ogni qualvolta il Cremlino faceva schioccare la frusta. Era anche una questione di rubli, di armi, di addestramento di brigatisti rossi. O vogliamo davvero credere che il Pci si autofinanziasse con la vendita domenicale dell’Unità e con le salamelle smerciate alle feste di partito? Mattarella queste cose le sa bene, eppure non le esterna. Avanti Presidente, trovi il coraggio per farlo. La democrazia, quella vera, si difende con la verità.

 

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