Il “mea culpa” della Lega su Putin. Fontana: «Dopo l’aggressione all’Ucraina tutto cambia»

1 Mar 2022 10:41 - di Redazione
Fontana

E alla fine arrivò il mea culpa della Lega. Incredibile a dirsi, ma sui rapporti politici italiani rischia di incidere più la guerra in Ucraina che non la rielezione di Mattarella al Quirinale. Illuminante, in tal senso, l’intervista al Corriere della Sera di Lorenzo Fontana, “ministro degli Esteri” di Salvini. Della vecchia Lega putinista non resta più niente. Anni di posizioni orgogliosamente solitarie rase al suolo in poche risposte. «È chiaro che, dopo un’aggressione di questo tipo, le cose cambiano – premette Fontana -. È chiaro –  che un fatto del genere mette in pericolo la sicurezza dell’intera Europa. E del resto, un atto di questo genere crea un danno immenso anche alla Russia». Il parlamentare del Carroccio si dice «allibito» dalla decisione di Putin.

Fontana è il responsabile Esteri del Carroccio

«È sempre stato un tattico molto acuto – concede -. Però, l’aggressione all’Ucraina è per me incomprensibile. Oltre che pericolosissima». Ragion per cui, la Lega voterà la mozione unitaria. «Sia a Roma che a Bruxelles», assicura Fontana dando il benservito alle presunte ambiguità della Lega sulla Russia e sul suo capo. L’unico rigurgito filo-Cremlino lo si trova nella bacchettata ai leader politici, Letta in testa, che sembrano quasi volersi arruolare in una guerra contro la Russia. «Spero che non partano le reazioni condizionate delle tifoserie anche in un frangente così grave – auspica Fontana -: ne va di tante vite umane e ci farebbe entrare in gigantesche problematiche anche economiche».

«Evitare l’escalation»

L’obiettivo, al contrario, è «indurre la Russia alla trattativa ed evitare escalation». A Fontana non sfugge che si va verso un nuovo ordine mondiale: «Questo – spiega – richiederebbe all’Italia di uscire dal suo torpore». Qui coglie nel segno, visto che noi ci trinceriamo spesso e volentieri dietro Ue e Nato, rinunciando a qualsiasi ruolo. «Ricordo che la Russia non è soltanto in Ucraina, ma anche in Libia», sottolinea il leghista quasi a dimostrazione che a prevalere alla fine è sempre l’interesse delle singole nazioni. «A livello geopolitico – conclude infatti Fontana -, l’Ue conta poco. Contano gli Stati: Macron in questa trattativa conta perché è il presidente di turno, ma anche perché è francese».

 

 

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