Gli Usa alla Cina: “Non aiutate la Russia”. Ma Pechino sarebbe pronta a mandare armi a Mosca

14 Mar 2022 20:26 - di Lucio Meo

Il consigliere per la Sicurezza nazionale americano Jake Sullivan ha sollevato con il responsabile della politica estera del Partito comunista cinese Yang Jiechi “una serie di questioni sulle relazioni tra Stati Uniti e Cina, con discussioni sostanziali sulla guerra della Russia contro l’Ucraina”. E’ quanto si legge in una nota diffusa dalla Casa Bianca al termine del lungo incontro che Sullivan ha avuto con Yang a Roma, nella quale si afferma che i due “hanno sottolineato l’importanza di mantenere aperte le linee di comunicazione tra Stati Uniti e Cina”. L’ìncontro di oggi segue quello virtuale del 15 novembre scorso tra il presidente americano Joe Biden ed il presidente cinese Xi Jinping. Ma le notizie che arrivano da Pechino non sono positive. “Gli Stati Uniti avrebbero detto agli alleati che la Cina avrebbe indicato la propria disponibilità ad assistere militarmente la Russia per sostenere l’invasione dell’Ucraina”, rivela il Financial Times, citando fonti informate dei messaggi americani agli alleati.

Chi è Yang Jiechi, la tigre di Pechino che gestisce la politica estera

Ma chi è Yang Jiechi, l’uomo di Pechino a cui oggi la diplomazia internazionale ha chiesto uno sforzo di mediazione con la Russia, nell’incontro con il suo omologo americano svoltosi a Roma? Yang Jiechi è il volto, il nome cinese associato alla gestione delle relazioni di Pechino con gli Usa. Nell’Ufficio politico del Comitato centrale del Partito comunista cinese e capo dell’ufficio della Commissione esteri del Comitato centrale del Pcc, ex ambasciatore cinese a Washington ed ex ministro degli Esteri, Yang ha incontrato stamani a Roma il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan al 19esimo giorno di guerra in Ucraina dopo l’invasione russa con Pechino impegnata in delicati equilibrismi. Quella di Yang con gli Usa è una ‘vecchia storia’. La “Tigre”, lo chiamò George Bush padre, che Yang accompagnò da interprete anche in Tibet durante un viaggio nel 1977 ben prima che Bush diventasse presidente.L’ultimo faccia a faccia tra Yang Jiechi e Sullivan risaliva a ottobre, dopo le scintille ad Anchorage nel marzo del 2021 alla presenza del segretario di Stato Usa, Antony Blinken, e del ministro degli Esteri di Pechino, Wang Yi, in quello che era il primo incontro tra le due potenze nell’era Biden a cui la Cina si presentava con i suoi volti di riferimento per la politica estera che raramente viaggiano assieme. Un incontro di sei ore, quello di ottobre a Zurigo, che aveva spianato la strada al vertice virtuale di novembre tra Joe Biden e Xi Jinping.

Classe 1950, originario di Shanghai, Yang è il diplomatico di più alto rango nella Cina di Xi Jinping che aspira a un inedito terzo mandato da leader. Nel Pcc dal 1971, Yang ha dapprima lavorato – secondo un documento della Brookings – come operaio in una fabbrica di Shanghai. Poi il Regno Unito. Ha studiato alla University of Bath e alla London School of Economics. Secondo una biografia ufficiale ha iniziato la carriera diplomatica nel 1975. Quella all’ambasciata cinese negli Usa è cominciata negli anni Ottanta da secondo segretario. Poi Pechino, il ministero degli Esteri. E anche un passato da interprete immortalato nel 1984 al fianco di Deng Xiaoping e Ronald Reagan.

Il ruolo di mediazione con gli Usa dopo Tienanmen

Secondo un articolo del 2001 del Washington Post, a Yang ha riconosciuto un ruolo nella gestione delle relazioni Cina-Usa dopo il massacro di piazza Tiananmen l’allora ambasciatore Usa a Pechino, James R. Lilley. Nel 2000 arriva per Yang la promozione ad ambasciatore negli Usa.

Vice ministro degli Esteri dal 2005 al 2007, è stato poi ministro degli Esteri da quell’anno fino al 2013 e poi consigliere di Stato. Il South China Morning Post ha evidenziato l’ascesa di Yang e i legami personali con la famiglia Bush. Tutto torna al 1977. E alla “Tigre” Yang, nato nell’anno della tigre (come quello in corso), apprezzato per la sua giovane età e il suo vigore.

Rispettare la storia, guardare al futuro e salvaguardare e stabilizzare le relazioni Cina-Usa“, si intitola un lungo contributo di Yang diffuso due anni fa dai media ufficiali del gigante asiatico con la visione delle relazioni tra i due Paesi considerate “tra le più importanti a livello bilaterale al mondo”. Yang, sintetizzava due anni fa il South China Morning Post prima di un incontro con Mike Pompeo alle Hawaii, ha “attraversato tutti, gli alti e i bassi” di anni di rapporti Cina-Usa.

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