Facci fa a pezzi la lista di proscrizione di Riotta sui “putiniani d’Italia”: «Un’infame porcheria»
Echi di speculazione rispedita al mittente. Tutto risale a qualche giorno fa, e la polemica si aggiorna a oggi. E tutto parte da uno studio della Columbia University sull’«influenza russa in Italia», il cui contenuto è stato pubblicato e commentato dal sito Linkiesta e a cui, immancabilmente, la Repubblica – quotidiano notoriamente caro ai radical chic di sinistra – ha dedicato un servizio “apposito”. Su cui poi, nei giorni scorsi, è intervenuto per apportare una serie di doverosi errata corrige Filippo Facci. Il quale, in un articolo pubblicato venerdì 4 marzo su Libero, rilevava ironicamente: «Finalmente una lista di proscrizione nella sua forma più pura, fatta come si deve: l’ha compilata Gianni Riotta»… Oggi, l’indomito polemista ritorna sul tema, con una seconda puntata che nell’incipit recita: «Riassunto con aggiornamenti»…
Facci stralcia la lista dei putiniani d’Italia di Riotta e fa a pezzi l’estensore dell’elenco
Una rilettura – con succulente note a piè di pagina – quella di Facci, che non risparmia colpi e contraccolpi sull’incauto lancio all’arrembaggio di Riotta, che nella sua disamina il giornalista di Libero riassume e aggiorna al commento «di un’odiosa, pasticciata e dolosamente infame lista di proscrizione dei «putiniani d’Italia», intesa come una porcheria – con foto e ridicoli addebiti – fatta per associare le persone antipatiche a Riotta all’attuale Putin guerrafondaio. Quindi per mescolare, nell’insieme, una macedonia professionalmente vergognosa». Un minestrone fatto ad hoc, in cui l’estensore dell’elenco dei proscritti, a detta dell’attento Facci, avrebbe «copiato parzialmente, deformandolo, un articolo pubblicato sul sito Linkiesta». E inventando «il neologismo tedesco «Putinversteher» che indicherebbe «chi si intende con Putin» ma che è un termine che semplicemente non esiste»…
Putiniani d’Italia secondo Riotta: ecco tutti i nomi e i punti che per Facci non tornano
Con una ulteriore aggiunta, a detta di Facci tutta farina del sacco di Riotta, per cui «su Repubblica tra l’altro i “putiniani d’Italia” sono etichettati ulteriormente come di “destra, sinistra e no green pass». Insomma, più che un lavoro sulle fonti americane, un’operazione di rivisitazione del testo della Columbia che – garantisce Libero sulla base di assicurazioni ricevute dagli stessi autori dello studio («Paper») dell’università newyorchese – Riotta non avrebbe «neppure letto». Con tanto di rimandi a margine a «errori sui cognomi di uno degli autori (che si chiama De Pasquale e non Di Pasquale). Oltre che specificando che Riotta ha ambiguamente infilato nella sua lista anche gente che nello studio universitario (e nell’articolo de Linkiesta scritto da Marcello Stefanini) neppure compariva».
La lista di proscrizione di Riotta sui “putiniani d’Italia”: cosa non torna rispetto allo studio Usa
Ma andiamo avanti. Etichette e nomi aggiunti, secondo le due puntate giornalistiche di Libero dedicate alla vexata quaestio, solo in quanto «gente che probabilmente a Riotta sta solo sulle palle», ipotizza Facci. Insomma, nulla a che vedere con l’attendibilità dell’archetipo americano. Uno studio che, per il giornalista del quotidiano diretto da Sallusti, «corrisponde a un’analisi storica che parte dal periodo mussoliniano e parla di tutto. Di molte cose. Ma sicuramente non degli attuali dementi filo-putiniani che Riotta ha mischiato a gente tranquilla. O magari anche meno tranquilla. Ma sicuramente non guerrafondaia e filo-putiniana da segnalare in un «identikit» (titolo di Repubblica) da additare alla pubblica vigilanza».
Nomi e etichette affibbiate in nome di “libere associazioni”
Ed è così che, secondo Facci, nel calderone sapientemente mescolato da Riotta, finiscono associati i nomi di Claudio Mutti (editore di Aleksandr Dugin) e Barbara Spinelli, «ex analista filo Nato» colpevole di aver scritto un commento «rilanciato sui social dall’ambasciata russa a Roma». Il giurista «No Green Pass» Ugo Mattei, accanto al filosofo Diego Fusaro. E poi – prosegue Facci – con salto triplo con doppio avvitamento carpiato, a Sergio Romano: che banalmente scrisse la prefazione di un libro di Edvard Lucas sulla nuova guerra fredda. Fino a Massimo Cacciari, «reo di aver rilasciato un’intervista al Piccolo di Trieste nel 2014 in cui parlava dell’annessione russa della Crimea». Un punto su cui il filosofo veneziano ha a sua volta liquidato la questione e Riotta, commentando lapidariamente: «È un idiota»…