Cuperlo in piazza per la pace ma anche no. «Se un popolo aggredito ti chiede aiuto è giusto inviare armi»

5 Mar 2022 8:55 - di Sara De Vico

In piazza per la pace ma anche no. Esempio plastico della schizofrenia della sinistra è Gianni Cuperlo. Che oggi sarà alla manifestazione di Cgil e Uil ma a titolo personale visto che il Pd non ha aderito. E ha votato la risoluzione del governo per l’invio di armi in Ucraina.

Cuperlo in piazza per la pace

Secondo il dirigente dem però non c’è contraddizione. Ma è difficile sostenerlo, da un parte love and peace, dall’altra l’imperativo morale di inviare armi al popolo aggredito. “Manifestare per la pace e per il ritiro delle truppe d’invasione russe è giusto”, dice in un’intervista a Repubblica.  “Quella piazza chiede di percorrere la via strettissima della trattativa e lo fa sapendo che l’alternativa sarebbe una carneficina”

“Bene alle sanzioni economiche”

Ma come si concilia la piazza arcobaleno del no alla guerra e alle armi con le decisioni prese dal Parlamento italiano, Pd in testa? Che in questi giorni ha una posizione decisamente muscolare contro Mosca. “Le misure decise dall’Europa e dall’Italia prevedono sanzioni economiche, aiuti umanitari”, risponde Cuperlo. “L’accoglienza dei profughi e il sostegno militare alla resistenza ucraina, un ventaglio di strumenti di pressione per indurre Putin a recedere dalla sua strategia”.

“Se un popolo chiede aiuto non si nega”

Benissimo, ma il sostegno militare è un’altra cosa. “Se un popolo aggredito ti chiede aiuto per difendersi e salvare milioni di persone mi chiedo come sia possibile negare quell’aiuto”, risponde lo storico esponente del Pd. “Quasi trent’anni fa in Bosnia non lo facemmo. E allora si consumò il primo genocidio sul suolo europeo dopo il secondo conflitto mondiale. Quella macchia pesa ancora sulle nostre coscienze”.

Per le trattative serve un mediatore

In piazza a sventolare le bandiere per non smentire la vocazione pacifista. Ma anche insieme a Draghi per un sano e consapevole interventismo. “Si deve combattere con le armi della diplomazia”, dice Cuperlo aggiungendo che per  una trattativa per avere successo ha bisogno di un mediatore. “Il  compromesso oggi necessario per un cessate il fuoco immediato deve garantire il ritiro delle truppe russe dal terreno, l’indipendenza dell’Ucraina e al contempo consentire alla Russia una via di uscita dalla strategia sciagurata che ha seguito finora”.

In Bosnia abbiamo sbagliato

Infine l’autocritica per non aver compreso la politica di Mosca. “Avere sottovalutato a lungo le domande di sicurezza che provenivano dalla Russia è stato un errore grave. Non lo dicono gli amici di Putin. Ancora ieri lo ha ripetuto uno storico autorevole come Donald Sassoon. Per anni, anche dopo l’annessione della Crimea nel 2014, abbiamo coltivato i nostri interessi economici. Compresa la fornitura di gas. Senza affrontare il capitolo decisivo di un ancoraggio della Russia post-sovietica al destino dell’Europa“.

 

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