Compagni che sbaglia(va)no. Abbate: «I filo-russi mi fanno vergognare del mio passato comunista»

5 Mar 2022 13:53 - di Mario Landolfi
Abbate

Ha ragione chi sostiene che la guerra risveglia antiche appartenenze mai sopite. Ma è anche vero che può provocare crisi di rigetto ideologico. Ne sa qualcosa lo scrittore Fulvio Abbate, autore di un’invettiva  sull’Huffington Post in cui dichiara senza infingimenti di «vergognarsi di essere stato comunista». Un atto d’accusa, il suo, contro una sinistra colpevole ai suoi occhi di indugiare in posizioni filo-russe pur di fronte alle raccapriccianti immagini che arrivano dall’Ucraina. «Penso a Kiev – è l’incipit dell’articolo –, e un istante dopo provo vergogna per essere stato comunista». La condanna di Abbate dei suoi antichi compagni è senz’appello.

Così lo scrittore Fulvio Abbate sull’HP

Ne ha per Oliviero Diliberto, «che dalla Cina (…) riferisce le colpe del nodo ucraino all’Occidente e alla Nato». È lo stesso politico, incalza, che «fece listare a lutto le bandiere della federazione di cui era segretario in Sardegna» in segno di lutto per la morte di Brezenev. Nel mirino dello scrittore finisce anche il «piccino partito stalinista di Marco Rizzo, che ancora adesso difende l’infamia stalinista». Già, com’è possibile? La causa sta in quello che lo scrittore bolla come il «dispositivo mentale autoritario». Un riflesso pavloviano che viene da lontano e con cui la sinistra ex-post e neocomunista non ha mai davvero fatto i conti.

«Danno ancora la colpa alla Nato»

«Anche nelle sezioni del Pci – ricorda Abbate – si continuava a coltivare il culto iconico di Lenin, tacendo che il sistema concentrazionario ha inizio con lui, sebbene sia stato il suo successore, Stalin, a normarlo». Verità tardive, se vogliamo, ma pur sempre scomode per una parte politica che continua a spacciarsi come «diversa» dagli altri comunismi. Uno spaccio tuttora in corso, ma che Abbate denuncia con forza. «Leggere il sostegno politico che un ampio pezzo di mondo cosiddetto “antagonista”, ossia comunista o post, sta manifestando nei confronti di un criminale come Vladimir Putin – è la sua amara conclusione – , mi appare del tutto irricevibile, altrettanto osceno, di più, infame».

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