Gf Vip, solo il “comunista” Fulvio Abbate ha il permesso di parlare di politica. Perché fa comodo

21 Set 2020 13:15 - di Franco Bianchini
fulvio abbate

«Non devi far entrare la politica nella casa del Grande Fratello». L’ordine perentorio a Fausto Leali gliel’aveva dato Alfonso Signorini in diretta tv. Perché il cantante di Mi manchi aveva osato pronunciare la parola Mussolini dicendo che aveva fatto anche qualcosa di buono. Come ad esempio, dare le pensioni agli italiani. Apriti cielo, un caos, i social bollenti, le richieste di espulsione immediata. Poi ci ha messo bocca lui, Fulvio Abbate, al quale è concesso praticamente tutto. Sì, perché lo scrittore – evidentemente – è l’unico che ha il permesso di parlare di politica al Grande Fratello. O meglio la licenza di uccidere (gli altri).

Fulvio Abbate e l’orgoglio del suo passato comunista

In varie occasioni, seduto comodamente in poltrona, Fulvio Abbate ha esternato, rivendicando con orgoglio il suo passato comunista. Sì, comunista, manco di sinistra. Come se essere comunista fosse una medaglietta da mettere bene in evidenza sul petto. Nessuno ha protestato, nessuno ha parlato di scandalo. Ma non solo. Ha spaziato su vari temi, con voli pindarici in Brasile per parlare malissimo – guarda caso – di Bolsonaro, che a suo giudizio ha reso indecente il Paese. Spesso non è chiaro il filo conduttore che segue, perché sembra tutto orchestrato. All’improvviso, infatti, lo scrittore ne approfitta per indottrinare politicamente i suoi coinquilini (e quindi i telespettatori). Chiaramente non manca qualche accenno a Che Guevara, figuriamoci. E alle paroline magiche – falce e martello – ripetute a ogni pie’ sospinto.

I voli pindarici e l’attacco a Fausto Leali

Con un rapido salto nel passato si è scagliato contro quelli che  chiama i “fascisti” di Pinochet, per poi discettare su Allende. Chi non la pensa come lui – questa la sostanza dei suoi atteggiamenti – è una specie di uomo delle caverne, privo anche delle più elementari conoscenze storiche e culturali. Il bersaglio delle sue ironie è Fausto Leali. Parlando con gli altri concorrenti, sussurra frasi umilianti: «Non ha molti strumenti. Già ne ha fatte due, quella di Mussolini e mo’ questa (la parola negro, ndr). Lui mi fa tenerezza, abbiamo riso per la storia dell’aspirapolvere…».

Se Fulvio Abbate ascoltasse Corrado Augias…

Forse Fulvio Abbate, in un bagno di umiltà, dovrebbe ascoltare le parole di Corrado Augias, giornalista e scrittore di sinistra. Ha osservato che non è possibile accusare di complicità con il fascismo chi sostiene cose evidenti, come il fatto che« durante il fascismo, ad esempio, si svilupparono un’architettura e un’urbanistica tra le più avanzate. Oppure chi osserva che il progetto dell’Eur era un ottimo piano di decentramento urbani utile alla città di Roma. La mia opinione – ha concluso Augias – è che una concezione laica dell’antifascismo non ha bisogno di nascondere dati certi della realtà storica».

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